L'Oasi di Engaddi
1
SAN VINCENZO FERRERI
TRATTATO DELLA VITA
SPIRITUALE
Traduzione
del P. S. G. NIVOLI O.P.
con note dei migliori commentatori
2
Visto: nulla osta
, Torino 10 Gennaio 1931, Can. B. Chiaudano
Imprimatur
: Can. Aloysius Benna V. G.
Visto, si approva
. P. Fr. Lodovico M. Raineri O.P. Revisore. P. fr. Gusmano M.
Raineri O. P. Revisore. Chieri, 15 febbraio 1931
Imprimi potest
, Torino, 21 febbraio 1931, P. Fr. Gius. Ignazio M. Cane O.P.,
Provinciale della Provincia di S. Pietro M.
3
INDICE
Presentazione del traduttore …5
Prefazione di San Vincenzo …9
PARTE PRIMA. I fondamenti della vita spirituale
…11
I. La povertà volontaria
II. L'amore del silenzio
III. La purezza di cuore
IV. Effetti della purezza di cuore
PARTE SECONDA. La pratica della vita spirituale
...23 L'Oasi di Engaddi
2
I. Il Direttore della coscienza
II. L'ubbidienza
III. Condotta nella mortificazione del mangiare e del bere
IV. Condotta da tenere nella mortificazione del sonno
V. Condotta da tenere nello studio
VI. Condotta da tenere nella preghiera liturgica
VII. Condotta da tenere nell'esercizio del santo ministero
VIII. Condotta che si deve tenere in certe tentazioni
PARTE TERZA. Riassunti e massime spirituali
…49
I. Alcuni motivi di tendere alla perfezione
II. Due fondamenti della vita spirituale
III. Disposizioni abituali dell'anima che vuole unirsi a Dio
IV. La scala della perfezione
V. Massime spirituali
Appendice.
Breve esercizio di perfezione proposto dal Ven.
P. Luigi di Granata O.P. nel suo libro:
Memoriale della vita
cristiana
…67
Annotazioni
…74
4
RISTAMPA
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5
PRESENTAZIONE
San Vincenzo Ferrer, o Ferreri, nacque nel 1346, secondo
l'Echard, a Valencia di Spagna e, all'età di 18 anni, entrò
nell'Ordine dei Frati Predicatori. Fin dalla giovinezza si notò
nei suoi costumi una gran santità. Nominato professore di
filosofia, poi di teologia, dopo studi solidi e brillanti, fin
dall'età di 25 anni era celebre per lo splendore del suo
insegnamento.
Quando scoppiò il Grande Scisma, San Vincenzo si schierò
apertamente per i Papi d'Avignone e sostenne la loro causa
fino al momento in cui si scoprì la mala fede di Pietro di
Luna. Egli stava alla Corte pontificia come Maestro del
Sacro Palazzo quando, nel 1398, nel corso di una malattia
che tutti credevano mortale, nostro Signore gli apparve, lo
guarì istantaneamente e gli affidò la sua grande missione
dicendogli, fra altre cose: «
Io ti ho eletto per fare di te un
insigne araldo del Vangelo. Va’ attraverso al mondo: io sarò
con te
».
Dopo aver rinunziato alla sua carica di Maestro del Sacro
Palazzo e ricusato l'episcopato e il cardinalato, San Vincenzo
partì per compire questa famosa missione, che costituisce
uno dei fatti più straordinari e dei più importanti della storia
della Chiesa, nel contrastare il nefasto influsso
dell'Umanesimo e del Rinascimento pagano. Per ben
vent'anni, seguito dalla sua Compagnia di disciplinanti,
percorse più volte in tutti i sensi l'Europa occidentale,
predicando, con un successo inaudito, le verità più terribili,
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attirando turbe immense e provocando conversioni senza
numero.
6
L'argomento preferito dei suoi discorsi era la necessità della
penitenza e l'imminenza del giudizio. Fece miracoli a
migliaia. In particolare risuscitò morti per provare
l'autenticità della sua missione. Fu per avventura il più
grande taumaturgo e certamente uno dei più potenti apostoli
che Dio abbia dato alla Chiesa.
Anche nei suoi viaggi attraverso l'Europa conduceva una vita
austerissima e da perfetto contemplativo. Nel processo di
canonizzazione si assicura che egli morì senza aver perduto
l'innocenza battesimale. Per questo l'iconografia lo
rappresenta ordinariamente con ali d'angelo, a cagione della
perfetta purezza ed anche perché assicurava, e provava
risuscitando i morti, ch'egli era l'Angelo di cui parla San
Giovanni al capitolo quattordicesimo dell'Apocalisse.
Morì a Vannes in Bretagna, dopo aver scritto parecchie
opere.
Ora noi offriamo alle anime pie la traduzione annotata di
quella in cui egli lasciò i suoi migliori insegnamenti. «
Vi
sono dei libri che si possono chiamare essenziali
- dice il P.
Surin -
perché si trova in essi tutto ciò che è necessario
all'uomo per vivere spiritualmente e santamente. Fra questi
vi è l'operetta di San Vincenzo Ferreri
: La vita spirituale, che
dice tutto, ma assai brevemente. Chi la possederà potrà dire
d'avere tutta la scienza della vita dello spirito
».
San Vincenzo la compose anzitutto per i religiosi del suo
Ordine, come del resto per i religiosi furono scritti
l'
Imitazione di Gesù Cristo e il Combattimento Spirituale.
Ma sarà facile ad ogni cristiano appropriarsi di massime e
consigli il cui carattere particolare è di essere pratici. «
In
7
nessun libro
- assicurava Santa Lodovica Bertrando - io ho
visto le virtù rappresentate così al vivo come in questo
».
Egli non si ferma alla superficie, alle mezze misure; ma va
spietatamente al fondo e fino alla radice delle cose. È per
eccellenza il libro per formare anime forti, saldamente
fondate, e per dare alla pietà nel medesimo tempo che una
vera base, quella tempra virile ed energica, diventata
disgraziatamente troppo rara in mezzo a noi.
Gli insegnamenti del Santo sono brevi, ma sostanziali e
fecondissimi. Offrono alla riflessione una materia
inesauribile. Egli stesso ha cura di avvertire «
che ha
accennato brevemente le verità, anziché svilupparle: affinché
–aggiunge-
impariamo a meditare molto su poche parole, ut
addiscas in paucis magna cogitare
, e affinché ciascuna verità
ci sia materia di vaste e profonde considerazioni,
materia
altae contemplationis et spatiosae».
È dunque un libro che non si esaurisce mai; è come il
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Vangelo, sempre nuovo. Quanto più vi si cerca, tanto più vi
si trova, quanto più lo si possiede, tanto meglio si sente resta
ad imparare.
Per rendere più facile la meditazione di queste pagine
abbiamo creduto utile aggiungere alcune annotazioni raccolte
dai migliori commentatori, come il P. Rousset e il P.
Bernadot O.P., e di segnalarne le idee principali. Nessuno dei
titoli secondari, nessuna delle note è di San Vincenzo. Il
lettore che le stimasse superflue, passi oltre.
Uno dei libri più diffusi, forse il più diffuso alla fine del
Medio Evo, questo trattatello fu per i cristiani di quella
grande epoca quello che la
Imitazione di Cristo è per la
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nostra: il manuale preferito delle anime pie. Noi l'offriamo
con fiducia a tutti quelli che amano le cose di Dio.
Possa esso contribuire a rendere ai cristiani del nostro tempo
la pietà umile e virile dei nostri padri!
P. S. G. Nivoli O.P.
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PREFAZIONE DI SAN VINCENZO
Nel presente trattatello non intendo di far altro che esporre
salutari insegnamenti estratti dagli scritti dei santi Dottori.
Non faccio alcuna citazione né della Sacra Scrittura né di
qualche Maestro in particolare, per persuadere o provare
quello che dico; sia perché voglio essere breve, sia perché
non mi rivolgo se non a quel lettore che desidera vivamente
di fare tutto quello che saprà tornare gradito a Dio. E
neppure cerco di provare le mie affermazioni, perché non ho
nessuna voglia di disputare con gli orgogliosi, ma solo
d'illuminare gli umili.
Chiunque pertanto si propone di fare del bene alle anime e
di edificare il prossimo con le sue parole, deve prima di tutto
possedere in se stesso quanto intende d'insegnare agli altri:
altrimenti porterà poco frutto, perché la sua parola rimarrà
inefficace finché i suoi uditori non lo vedranno praticare
tutto quello ch'egli insegna e molto di più ancora.
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PARTE PRIMA
I fondamenti della vita spirituale
CAPO I.
L
A POVERTÀ VOLONTARIA
Amare la povertà
Anzitutto è necessario che il servo di Dio disprezzi tutto ciò
che è terreno, lo consideri come spazzatura e non ne faccia
uso se non per una rigorosa necessità (1). Ridurrà i suoi
bisogni a poco e, per amore della povertà, sopporterà anche
certi incomodi, perché, come disse un pio autore, quello che
è meritorio non è l'esser poveri, ma, quando si è poveri,
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amare la povertà e sopportarne volentieri e allegramente le
privazioni per amore di Gesù.
Falsa Povertà
Ohimè! Quanti sono poveri solo di nome! Si gloriano d'esser
poveri solo a patto che loro nulla manchi. Pretendono d'esser
amici della povertà, ma fuggono a tutto potere le compagne e
gli amici inseparabili della povertà: la fame, la sete, il
disprezzo, l'abiezione.
Non così il nostro Padre San Domenico, né Colui che
«essendo ricco si fece povero per noi», né gli Apostoli che ci
istruirono e con le parole e con gli esempi.
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Regole pratiche
Non domandare mai nulla a nessuno, salvo il caso di
necessità.
Rifiuta tutto ciò che ti si offre, per quanto ne venga pregato,
anche col pretesto di darlo poi ai poveri; e sii persuaso che
facendo così edificherai grandemente e quelli che ti hanno
fatto questa offerta e tutti quelli che conosceranno il tuo
rifiuto; e con ciò potrai più facilmente indurli al disprezzo del
mondo e a soccorrere altri poveri.
Per il necessario intendo quello di cui hai bisogno per il
momento: un cibo frugale, abiti modesti e una calzatura di
poco prezzo. Possedere libri non è una necessità. Quante
volte i libri servono di pretesto a un'avarizia colpevole!
Contentati di quelli che la comunità possiede e che ti saranno
prestati.
Vuoi tu conoscere chiaramente l'effetto dei miei consigli?
Comincia col praticarli umilmente. Se li discuti con orgoglio
non ci capirai nulla, perché Gesù Cristo, Maestro d'umiltà,
rivela agli umili la verità che nasconde ai superbi.
Stabilisci dunque la povertà alla base della tua vita spirituale:
essa è il fondamento posto da Gesù Cristo stesso, che
cominciò il suo discorso della montagna con queste parole:
Beati i poveri di spirito
!
13
CAPO II.
L'
AMORE DEL SILENZIO
Poi applicati virilmente a reprimere la lingua. Tu la ricevesti
per esprimere le cose utili: dunque si astenga da ogni
frivolezza, da ogni inutilità. Per governarla meglio, non
parlare mai se non per rispondere a domande necessarie o
utili. Una domanda vana non merita che il silenzio.
Se poi a volte ti si rivolgesse qualche facezia, per modo di
ricreazione, per non essere di peso agli altri, potrai benissimo
accoglierla con volto ilare e benevolmente, però guardati dal
parlare. Anche se il tuo silenzio dovesse provocare
mormorazioni, tristezza o altre parole amare; anche se
dovessi essere trattato da orgoglioso, esagerato e
intollerabile; tu piuttosto prega Dio con fervore affinché
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conservi in pace il loro cuore.
Nondimeno qualche volta è permesso di parlare: in caso di
necessità e quando la carità o l'obbedienza lo richiedono. Ma
allora abbi cura di parlare solo dopo matura riflessione, di
spicciarti con poche parole, umilmente e a voce sommessa.
Lo stesso devi fare se hai da rispondere a qualcuno.
Sappi così tacere per alcun tempo: edificherai i tuoi fratelli, e
il silenzio ti insegnerà a parlare quando sarà il momento
opportuno. Frattanto prega Dio affinché si degni di supplire
Lui, con buone ispirazioni, nel cuore dei tuoi fratelli, quei
buoni pensieri che la legge del silenzio ti impedisce, per il
momento, di comunicare loro.
In tal modo, con la povertà e con il silenzio, estirperai le
numerose sollecitudini che soffocano il buon seme delle
virtù, gettato ininterrottamente nel tuo cuore dalla ispirazione
divina.
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CAPO III.
L
A PUREZZA DI CUORE
La perfetta purezza di cuore
Sforzi anche più vigorosi ti restano da fare per conquistare
quelle virtù che ti solleveranno alla purezza di cuore.
Secondo la parola del Salvatore, questa purezza aprirà i
nostri occhi interiori alla contemplazione divina e ci stabilirà
in un tale riposo e in una tale pace che
Quegli che tiene la
sua sede nella pace
si degnerà anche di abitare in te (2).
Non si tratta di quella purezza che si contenta di preservarci
da pensieri carnali, ma di quella purezza perfetta di cuore che
ci allontana, per quanto è possibile quaggiù, da ogni pensiero
inutile e ci fa quindi cercare il nostro piacere nel solo
pensiero di Dio e delle cose divine.
Per ottenerla, questa purezza, questa virtù celeste, anzi
divina, poiché quegli che aderisce a Dio è un solo spirito con
Lui, sono necessarie parecchie cose.
Mortificazione della volontà propria
Anzitutto impiega tutte le tue forze nel rinunziare a te stesso,
secondo la sentenza del Salvatore:
Se qualcuno vuol venire
dietro a Me, rinneghi se stesso
. Ciò vuol dire che, in tutto,
devi mortificare, disprezzare, contraddire la tua volontà
propria e abbracciare la volontà degli altri, ogni volta che
questa sia lecita e onesta.
Di regola generale, quando trattasi
delle cose materiali
destinate ai bisogni del corpo, non seguire mai la tua volontà
personale contro quella degli altri, anche se questa ti paresse
stravagante.
Sopporta ogni incomodo per conservare la pace interiore
dell'anima, la quale non può non turbarsi per questa sorta di
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contraddizioni in cui l'attacco al proprio giudizio personale e
il desiderio di fare la propria volontà provocano pensieri e
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parole contrarie alla carità.
Anche
nelle cose spirituali, alla tua volontà preferisci quella
degli altri, purché questa sia buona, quand'anche la tua ti
sembrasse migliore. Ciò in quanto, evitando gli alterchi,
guadagnerai molto più con l'aumentare in te l'umiltà, la
tranquillità e la pace, di quello che potresti guadagnare col
praticare qualsiasi virtù secondo il tuo piacere e contro il
piacere altrui.
Ciò si deve però intendere de' tuoi familiari ed emuli nella
pietà e nel desiderio di perfezione. Perché, in quanto a quelli
che chiamano male il bene e bene il male e passano il loro
tempo a scrutare e a giudicare le parole e i fatti altrui invece
di correggere i loro propri i difetti, tu non devi seguire il loro
giudizio nelle cose spirituali.
Ma nelle cose materiali fa ordinariamente la volontà degli
altri, quale che sia.
Qualche volta, quando Iddio ti ispirerà di fare qualcosa per la
gloria Sua, per la tua santificazione o per il bene del
prossimo, ti si opporranno difficoltà, forse insuperabili. Sia
che la difficoltà provenga da' tuoi superiori, o da' tuoi eguali,
o da' tuoi inferiori, non ti trattenere a contendere. Rientra in
te stesso e quivi, raccolto col tuo Dio, va via via ripetendo:
Signore, mi si fa violenza, rispondete per me
(Is. XXXVIII).
Non ti rattristare punto di queste difficoltà: Dio non le
avrebbe permesse se, alla fin fine, non dovessero essere utili
a te e agli altri. Anzi ti posso assicurare che, sebbene tu non
lo veda oggi, più tardi capirai che cadesti ostacoli apparenti ti
avranno in realtà giovato ad ottenere il tuo intento. Quanti
esempi, tratti dalla Sacra Scrittura, ti potrei citare, quello di
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Giuseppe in particolare, se non mi fossi imposto la brevità ad
ogni costo! Ma credi alla mia esperienza che è così.
Altre volte sembrerà che Dio stesso frustri i tuoi sforzi con la
malattia o con qualche altro avvenimento. Non te ne
contristare in nessun modo, ricevi tutto con un'anima uguale
e confida interamente in Colui che conosce meglio di te
quello che ti è utile e non cessa di attirarti a Lui, forse a tua
insaputa, se tu ti abbandoni senza riserva.
Usa dunque ogni tua cura per restar padrone di te stesso nella
pace e nella tranquillità del cuore. Nessun avvenimento ti
affligga, tranne i tuoi peccati e quelli degli altri o le occasioni
di peccato. Nessun accidente ti renda triste.
Non ti lasciar trasportare dallo sdegno contro le colpe del
prossimo. Di tutti abbi pietà e compassione ricordandoti
sempre che tu stesso cadresti più basso ancora, se Gesù
Cristo non ti sostenesse colla Sua grazia.
Mortificazione dell'amor proprio
Inoltre tieniti pronto a sopportare per amore di Gesù tutti gli
obbrobri, tutte le pene, tutte le avversità.
Il più piccolo desiderio di grandezza, sotto qualsiasi pretesto
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di carità, faccia capolino, è la testa del dragone infernale:
bisogna subito schiacciarla con la croce, richiamandoti alla
memoria l'umiltà e la crudele Passione di Gesù, che fuggì la
regia dignità per abbracciare liberamente la Croce e la sua
ignominia (3).
Fuggi, abbi in orrore, come un veleno mortale, ogni umana
lode. Se sei disprezzato, rallegrati e sii intimamente convinto
di meritare il vilipendio e le ingiurie di tutti.
Non perdere mai di vista i tuoi difetti né i tuoi peccati; non
temere d'ingrandirli ai tuoi occhi. In quanto ai difetti del
prossimo, gettali dietro le spalle per nasconderli a te stesso.
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Che se tu sei forzato a vederli, guarderai di attenuarli, di
scusarli misericordiosamente, e procurerai di recar soccorso
ai tuoi fratelli (4).
Distogli gli occhi dell'anima e del corpo dal guardare il
prossimo, affinché tu possa considerare te stesso nel lume del
volto di Dio. Sì, guarda continuamente te stesso e giudicati
sempre lealmente.
Esamina ciascuno de' tuoi atti, delle tue parole, de' tuoi
pensieri per trovarvi materia di compunzione, perché anche
le tue buone azioni sono lontane dall'essere perfette e pervase
del fervore necessario; la negligenza le guasta e la tua
giustizia può giustamente paragonarsi ad uno straccio
immondo.
Riprendi dunque continuamente te stesso. Non lasciar
passare senza un biasimo severo né le tue negligenze in
parole e in opere, né tampoco i tuoi pensieri, non dico cattivi,
ma anche solamente inutili. Esercita codesta rigorosa
sorveglianza ad ogni ora nel cospetto del tuo Dio (5).
Umiltà riguardo a Dio
A cagione dei tuoi difetti, ritieniti, davanti a Dio, per vile e
miserabile più di qualsivoglia peccatore, reo di qualsiasi
peccato; come degno d'essere punito ed escluso dalle celesti
delizie, se Dio ti trattasse secondo la sua giustizia e non
secondo la sua misericordia, poiché Egli ti fece tante grazie,
più che a molti altri, e tu hai corrisposto con l'ingratitudine.
Inoltre considera attentamente e con un vivo senso di
spavento che qualsiasi grazia, inclinazione al bene e
desiderio della virtù, non l'hai avuto da te stesso, ma dalla
sola misericordia di Cristo, che avrebbe potuto arricchire di
questi favori qualunque altro peccatore, e lasciare te
nell'abisso della tua ignominia e della tua miseria.
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Umiltà riguardo al prossimo
Pensa ancora e procura di persuaderti che non vi è un
peccatore così carico di difetti che non servirebbe Dio meglio
di te e non si mostrerebbe più riconoscente dei benefizi
divini, se avesse ricevuto le medesime grazie che ricevesti tu,
non per i tuoi meriti ma per la bontà affatto gratuita di Dio.
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Per ciò puoi bene considerarti come il più vile e il più basso
degli uomini e temere con ragione che la tua ingratitudine
spinga Iddio a cacciarti dalla sua presenza (6).
Con ciò non voglio dire che tu debba crederti fuori della
grazia di Dio e in stato di peccato mortale, sia pure che altri
siano colpevoli di peccati mortali senza numero. Ciò del
resto ci è ignoto, perché il nostro giudizio è fallace e Dio può
ben aver loro concesso tutt'a un tratto la contrizione del cuore
e un' effusione della sua grazia.
Quando la tua umiltà ti paragonerà agli altri peccatori, non è
utile che tu discenda ai loro disordini in particolare. Basta un
confronto generale tra i loro peccati e la tua ingratitudine.
Qualora volessi considerarli in particolare, potresti benissimo
farne, per una certa rassomiglianza, dei peccati personali,
apostrofando così la tua coscienza: quegli è un omicida… ed
io, miserabile, quante volte non ho ucciso l'anima mia!
Questi è fornicatore e adultero… ed io non lo sono tutto il
giorno, distogliendo la mia attenzione da Dio e cedendo alle
suggestioni diaboliche? E così via via degli altri.
Ma se osservassi che il diavolo approfitta di quest'esercizio
per indurti alla disperazione, lascia queste apostrofi e solleva
il tuo cuore alla speranza, nella contemplazione della bontà e
della clemenza del tuo Dio, che già ti prevenne con tante
grazie e certo vorrà portare a compimento l'opera che ha
cominciato in te.
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Di regola ordinaria l'uomo spirituale, che ha già qualche
esperienza di Dio, non prova questa tentazione di
disperazione quando nel suo fervore accusa se stesso. Ma ciò
può succedere e, di fatto, succede spesso ai principianti,
specialmente a quelli che la misericordia di Dio ha liberati da
molti pericoli e grandi peccati in cui si trovavano inviluppati.
20
CAPO IV.
E
FFETTI DELLA PUREZZA DI CUORE
Unione divina per mezzo della contemplazione
La pratica di questi consigli farà nascere in te la madre e la
custode d'ogni virtù, l'umiltà, la quale, a sua volta, ti renderà
capace della contemplazione divina purificando il tuo cuore
da ogni pensiero superfluo.
Infatti, quando l'uomo si ripiega sopra la propria bassezza, si
disprezza, si riprende, si detesta, considera il suo nulla e
giunge a dispiacere profondamente a se stesso; allora si
occupa così bene degli affari dell'anima sua che ogni altro
pensiero inutile si dilegua. Tutto quello che altre volte ha
potuto vedere e udire, tutto quello che è temporale, egli lo
elimina, lo dimentica. Comincia a ritornare in se stesso e a
ripiegarsi sopra di sé in modo così ammirabile da avvicinarsi
alla giustizia originale e alla purezza celeste. Nel medesimo
tempo le potenze contemplative dell'anima sua si sviluppano
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ed egli mediante un'ascensione misteriosa si eleva fino alla
contemplazione degli angeli e della divinità, contemplazione
che l'infiamma del desiderio dei beni celesti e gli fa
riguardare le cose della terra molto da lontano, come un
nulla.
In questo modo ben presto s'accende la carità, fuoco ardente
che consuma la ruggine dei vizi e riempie talmente il cuore
da non lasciarvi più posto per la vanità. Quind'innanzi ogni
pensiero, ogni parola, ogni azione procedono dall'amore.
Ammirabile sicurezza
Allora l'uomo può predicare agli altri con ogni sicurezza,
senza detrimento per se stesso, senza pericolo di vanagloria.
21
Perché, ancora una volta, la vanità non può penetrare in un
cuore totalmente occupato dalla carità.
Potrebbe occuparsi di qualche interesse corporale, lui che
riguarda le cose temporali come fango? Potrebbe il desiderio
della lode insinuarsi nel suo cuore, quando dinanzi a Dio si
considera come un vile mondezzaio, come un miserabile
degno d'abominazione e che cadrebbe nei peggiori disordini,
se la misericordiosa potenza di Dio non lo sostenesse
incessantemente?
Come potrebbe inorgoglirsi d'alcuna buona opera quando
vede più chiaro della luce del mezzogiorno ch'egli non può
assolutamente far nulla, se ad ogni istante non è spinto e
come costretto dalla virtù divina?
Come potrebbe attribuirsi alcuna cosa come proveniente da
se stesso quando, non cento ma mille volte, ha sperimentato
la sua impotenza in ogni opera, grande e piccola; quando così
spesso non ha potuto fare il bene che voleva, quando tante
altre volte, senza volerlo -per così dire- e quasi senza
pensarci, ha sentito la grazia di Dio che lo trasportava con un
ammirabile fervore e gli faceva fare quello che oltrepassava
le sue forze?
Infatti, se Iddio permette che rimaniamo così a lungo in
questa nostra impotenza, è perché impariamo ad umiliarci, a
non gloriarci mai in noi stessi, ma a riferire ogni bene a Dio,
non solo come per uso, ma nella sincerità del nostro cuore.
Ciò è facile a colui che è ammaestrato dall'esperienza e vede
più chiaro della luce meridiana ch'egli è incapace non solo di
fare un'opera buona, ma anche di pronunziare il nome di
Gesù, se non per la virtù dello Spirito Santo e per la grazia di
Colui che disse:
Senza di Me, non potete far nulla.
Questo pensiero ti faccia lodare Iddio con tutta l'anima tua,
dicendo:
Siete voi, o Signore, che avete operato in noi tutte le
22
opere nostre
(Is. XXVI), e col salmista: Non a noi, o
Signore, non a noi, ma solo date gloria al vostro nome
.
Non vi è dunque motivo di temere la vanagloria per colui che
è già pienamente occupato della vera gloria di Dio e dello
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11
zelo delle anime.
Conclusione
Fin qui ho tracciato un rapido schizzo delle virtù interiori
necessarie a chi vuole utilmente e senza pericolo procurare la
salute dell'anima sua. Questo potrebbe bastare a un uomo
illuminato, di alta intelligenza e che possedesse una lunga
esperienza della vita interiore, perché gli sarebbe agevole
riallacciare ciascuno dei suoi esercizi a questi tre principii
della vita spirituale perfetta: la povertà volontaria, il silenzio,
l'intima purezza del cuore. La loro pratica gli insegnerebbe
facilmente come occorra applicarsi agli altri esercizi. Ma
siccome non tutti sono in grado d'intendere facilmente un
breve sunto, perciò insisteremo più a lungo sugli atti
particolari delle virtù.
23
PARTE SECONDA
La pratica della vita spirituale
CAPO I.
I
L DIRETTORE DELLA COSCIENZA
È da sapere che chi ha un direttore al quale obbedisce senza
riserva in tutte le cose, piccole e grandi, giungerà alla
perfezione molto più facilmente e più presto di quello che
potrebbe fare da solo, anche con un'intelligenza
perspicacissima e con libri dotti in materia spirituale.
Anzi, Gesù Cristo non concederà mai la sua grazia, senza la
quale non possiamo far nulla, a colui che, avendo a sua
disposizione un uomo capace di istruirlo e di dirigerlo,
trascura questo soccorso, persuaso di bastare a se stesso e di
poter trovare da solo quello che gli è utile alla salute. Perché
la via dell'obbedienza è la via regia che conduce sicuramente
gli uomini alla cima di quella scala misteriosa a cui il
Signore pareva appoggiato.
Essa è la via che seguirono tutti i Padri del deserto e, in
generale, tutti quelli che giunsero alla perfezione, salvo che
per una grazia speciale Dio non abbia direttamente istruito
certe persone che non avevano potuto trovare direttore. In
questo caso la bontà di Dio supplisce all'assenza totale di
soccorsi esterni, purché si faccia ricorso a Lui con un cuore
umile e fervente.
Ma è difficile trovare un buon direttore, purtroppo!
In questi tempi disgraziati quasi nessuno è capace
d'insegnare la perfezione. Peggio ancora, se alcuno vuol darsi
24
a Dio, trova molti che ne lo ritraggono, e quasi nessuno che
lo aiuti (7). In tal caso ricorri a Dio con tutto il tuo cuore e
domandagli con preghiere insistenti ed umili che t'istruisca.
Gettati nelle sue braccia, abbandonati a Lui, come un orfano.
Egli ti accoglierà con bontà, perché non vuole la morte di
nessuno, ma che ciascuno giunga alla cognizione della verità.
25
L'Oasi di Engaddi
12
CAPO II.
L'
UBBIDIENZA
Mi rivolgo pertanto a te, che desideri ardentemente di trovare
Dio e aspiri alla perfezione, per essere più utile alle anime. A
te parlo, che t'accosti a Dio con semplicità di cuore, senza
doppiezza, che vuoi praticare a fondo la virtù e per la via
dell'umiltà giungere alla gloria della maestà!
Dopo aver già posto, come fondamenti principali dell'edifizio
spirituale, la povertà e il silenzio, l'atleta di Gesù Cristo si
cinga i reni e si tenga pronto a seguire in tutto e per tutto la
via dell'ubbidienza, irremovibilmente (8).
Osservi la regola, le costituzioni, le rubriche dell'ordinario e
degli altri libri, dovunque, sempre, dentro, fuori, nel
refettorio, nel dormitorio, nel coro, in quanto alle inclinazioni
e prostrazioni, alzandosi e stando in piedi; in quanto a tutti
questi atti si studi di osservare alla lettera tutti gli ordini dei
superiori e di tenere sempre presente la parola di Gesù:
"Chi
ascolta voi, ascolta me; chi disprezza voi, disprezza me".
26
CAPO III.
C
ONDOTTA CHE SI DEVE TENERE NELLA MORTIFICAZIONE
DEL MANGIARE E DEL BERE
Assoluta necessità della mortificazione
Poi l'atleta di Cristo si adoperi ad adattare totalmente il suo
corpo al servizio di Gesù Cristo e a regolare tutti i suoi atti e
movimenti esterni secondo la decenza e la disciplina
regolare.
Ti sarebbe infatti impossibile reprimere le ribellioni interne
dell'anima, se non avessi prima ridotto il corpo a una
disciplina che gli vieti non solo ogni atto, ma anche ogni
moto disdicevole e sconveniente.
In quest'opera dell'adattamento del corpo al servizio di
Cristo, hai da insistere anzitutto contro la gola. Perché, se
non sei padrone di questo vizio, non potrai acquistare
nessun'altra virtù.
Fa dunque ciò che ti dirò.
Regole generali
Anzitutto non ti procurare nessuna vivanda speciale, ma sii
contento di ciò che si passa alla comunità. Se persone
secolari ti offrono ghiottonerie per tuo uso personale, non le
accettare in conto alcuno; se vogliono darle al convento, lo
facciano alla buon'ora.
Non accettare alcun invito fuori del refettorio ma, assiduo al
refettorio conventuale, osserva tutti i digiuni dell'Ordine
secondo le forze che Dio ti ha dato.
Se cadi malato, lasciati usare le cure necessarie, senza nulla
procurarti da te stesso, ma accettando con riconoscenza
quello che ti è offerto.
27
Per evitare ogni eccesso nel mangiare e nel bere, esamina
L'Oasi di Engaddi
13
con attenzione quello che esige il tuo temperamento e sappi
quello che ti è necessario e quello che è superfluo. Ma di
regola generale mangia tanto pane quanto ne hai bisogno,
specialmente in tempo di digiuno, e diffida del demonio
quando ti spinge a fare astinenza nel pane.
Distinguerai poi il necessario dal superfluo a questo segno:
nel tempo in cui ti è permesso di fare due pasti, se dopo Nona
ti sentirai aggravato a tal punto da non poter pregare, leggere
o scrivere, ciò ordinariamente avviene perché hai commesso
qualche eccesso.
Così parimenti se proverai la medesima gravezza dopo il
Mattutino, quando hai cenato, o dopo la Compieta quando
digiuni.
Mangia dunque del pane a sufficienza, ma in modo che dopo
la refezione tu possa leggere, scrivere o pregare. Se però in
queste ore ti sentissi meno disposto che in altre, non te ne
turbare; ciò non è segno che tu abbia oltrepassato la misura,
purché non senta quel gravame di cui si è parlato.
Procura dunque di sapere quello che basta alla tua
costituzione fisica secondo il metodo che ora t'ho indicato o
qualche altro che t'ispirerà il Signore che, tu devi pregare
instantemente. Poi abbi gran cura di osservare sempre questa
misura e di sorvegliare sempre quello che mangi a tavola. Se
mai trascorri a qualche eccesso, non lo lasciar passare senza
una condegna penitenza.
In quanto al bere, non saprei qual regola darti, se non che ti
restringa a poco a poco, bevendo ogni giorno un po' meno,
non però a tal punto da provare giorno e notte una sete
eccessiva.
28
In particolare, quando mangi minestra brodosa, puoi più
facilmente privarti del bere e non permetterti che
l'indispensabile.
Non bere mai fuori di pasto, se non alla sera in tempo di
digiuno e ancora con molta temperanza, oppure dopo un
viaggio o una straordinaria fatica.
Il vino poi lo berrai talmente annacquato che non abbia più la
sua forza; e se fosse generoso… acqua fino a metà o più! E
fa così, più o meno, secondo Signore t'ispirerà.
Prima del pasto
Al segnale del campanello, lavati le mani con gravità e
asciugati nel chiostro: poi, al secondo segnale, entra in
refettorio, e, senza risparmiarti, benedici il Signore cantando
con tutte le tue forze, pur serbando la modestia esterna. Poi
prendi il tuo posto e pensa che stai per mangiare i peccati del
popolo.
Disponi il tuo cuore per giovarti della lettura che si fa
durante la mensa o, se non si legge, a meditare qualche pio
pensiero, per non mangiare con tutto te stesso.
Mentre il corpo prende la sua refezione, anche l'anima abbia
L'Oasi di Engaddi
14
il suo nutrimento.
Durante il pasto
A tavola, componiti decentemente gli abiti, raccogliendoti la
cappa sulle ginocchia. Fa con te stesso un patto stretto di non
guardare mai i tuoi vicini di tavola, ma di vedere solamente
ciò che viene somministrato a te.
Appena seduto non ti precipitare per servirti. Rimani
tranquillo per un momento, almeno per il tempo di dire un
Pater
e un' Ave per le anime più bisognose del Purgatorio.
29
Imponiti, come regola generale, di osservare una certa
modestia nei tuoi movimenti e nel tuo atteggiamento.
Se ti sta davanti del pane fresco e del pane duro, del bianco e
di qualità inferiore, scegli il più vicino, e preferisci ancora
quello che lusingherà meno la tua sensualità.
Non chiedere mai nulla per te, ma permetti che lo domandino
i vicini. Se non lo domandano, abbi pazienza.
Non appoggiare i gomiti sulla tavola, ma solo le mani. Non
tenere le gambe divaricate, né l'una su l'altra.
Non ricevere doppia porzione né qualsiasi vivanda che non
fosse servita agli altri, foss'anche mandata dal Priore, ma
lasciala tra i resti oppure nel piatto.
Ricordati che è pratica gradita a Dio il lasciar sempre un po'
di minestra nella scodella per Cristo nella persona dei poveri.
Fa altrettanto per il pane. Lasciagli i pezzi migliori e mangia
gli altri. E non t'inquietare se la tua carità eccita qualche
mormorazione, purché il tuo Prelato te lo permetta.
In generale, di tutto ciò che mangi serbane un poco a Cristo
povero, e sempre ciò che vi sarà di meglio. Vi sono di quelli
che danno a Cristo solo i rifiuti, come agli animali immondi.
Se una sola portata ti basta per poter mangiare del pane a
sufficienza, lascia l'altra per Cristo.
Se Dio ti dà grazia, puoi praticare bellissimi atti di penitenza
tanto graditi a Dio quanto ignorati dagli uomini. Se un
alimento è insipido per difetto di sale o per altra causa, non
aggiungervi né sale né condimento, in memoria di Gesù
abbeverato di fiele e d'aceto. Resisti alla tua sensualità.
Tutte quelle salse che non servono ad altro che solleticare la
gola, lasciale senza fartene accorgere; così quei buoni
bocconi che a volte ti si offrono alla fine della mensa: il
formaggio, la frutta, il vino prelibato, i liquori, lasciali per
amore di Dio. Nulla di tutto ciò è indispensabile alla salute,
30
anzi ciò è spesso nocivo: quello che lusinga il gusto non
sempre fa bene.
Se fai queste penitenze per amore del Signore Gesù, non
dubito che ti prepari una deliziosa refezione di dolcezze
spirituali, dolcezze ch'Egli ti farà trovare anche negli altri
alimenti di cui ti sarai contentato per Lui.
Se vuoi renderti facile qualsiasi astinenza, andando a tavola,
L'Oasi di Engaddi
15
pensa che i tuoi peccati ti obbligano a digiunare in pane ed
acqua, che il solo tuo cibo deve essere il pane e che non
prendi il resto se non per poter meglio mandar giù il pane.
Questo pensiero ti renderà delizioso tutto ciò che aggiungerai
al pane.
Vi sono molte pratiche simili che io non posso indicarti, ma
che Gesù ti ispirerà, se Lo preghi con fervore e se riponi in
Lui tutta la tua speranza. Chi potrebbe dire le innumerevoli
industrie divine nella santificazione dell'anima tua?
Non essere di coloro che non finiscono mai di mangiare.
All'opposto, appena potrai, cessa di mangiare per essere più
attento alla lettura.
Dopo il pasto
Alzandoti da tavola ringrazia di tutto cuore Iddio, che ti ha
fatto parte dei suoi doni e ti ha dato forza per trionfare della
tua sensualità. Non risparmiare la tua voce: ma, con tutto il
tuo potere, rendi grazie al distributore di tutti i beni.
Mio caro fratello, pensa quanti poveri crederebbero di fare un
pasto delizioso se avessero solo il pane che Dio ti ha dato
colle altre vivande! Non dimenticare che è Cristo che ti ha
dato tutto, anzi, che Egli stesso t'ha servito a mensa. E vedi
con quale ritenutezza, con quale rispetto, con quale gravità e
con quale timore devi prendere un pasto che Dio ti serve in
persona.
31
Come saresti felice se arrivassi a vedere queste cose cogli
occhi dell'anima tua! Vedresti Cristo e la moltitudine dei
Santi percorrere il refettorio.
Per perseverare
Se vuoi perseverare a lungo in queste pratiche di sobrietà e
d'astinenza, mantieniti saldo nel timore, riconosci che tutto
viene da Dio e domandagli la perseveranza.
Per non cadere, bada a non giudicare nessuno e a non
sdegnarti né scandalizzarti se qualcuno oltrepassa la misura
nel mangiare, ma eccita nel tuo cuore una compassione
sincera, prega per loro, scusali, per quanto è possibile,
ricordando che né tu né essi potete nulla se non per la forza
di Cristo, che distribuisce le Sue grazie non secondo i nostri
meriti, ma secondo il suo beneplacito.
Questi pensieri ti renderanno incrollabile.
Perché mai vi sono tanti che, dopo essersi lanciati
coraggiosamente nella pratica dell'astinenza e delle altre
virtù, si lasciano poi abbattere dalla stanchezza del corpo e
dalla tiepidezza dell'anima? Unicamente a cagione del loro
orgoglio e della loro presunzione. Presumendo troppo di se
stessi, si sdegnano contro gli altri e li giudicano nel loro
cuore: così Dio sottrae loro la sua grazia ed essi cadono nella
tiepidezza, oppure eccedono i giusti limiti della discrezione e
contraggono qualche malattia. Allora oltrepassano la misura
in senso contrario: troppo occupati dalla cura di ristabilirsi in
L'Oasi di Engaddi
16
salute, diventano molto più golosi di quelli ch'essi
condannavano, com'io stesso ne vidi parecchi.
Infatti accade comunemente che Dio lasci cadere colui che
condanna suo fratello nella medesima colpa e qualche volta
anche in una colpa più grave (9).
32
Servi
dunque Iddio con timore (Ps. XXVII), e se provi
orgoglio al pensiero dei benefizi dell'Altissimo, armati contro
te stesso di riprensioni e di sdegno,
affinché il Signore non si
adiri contro di te e non ti allontani dalla via della giustizia
(
Ps. XI).
Tal è il modo, gradito a Dio, di combattere la gola. Pochi
l'osservano: gli uni per eccesso e gli altri perché non tengono
conto delle circostanze.
33
CAPO IV.
C
ONDOTTA CHE SI DEVE TENERE NELLA MORTIFICAZIONE
DEL SONNO
Poi applicati a una cosa che è molto difficile: regolare il
sonno e le veglie secondo la discrezione.
La discrezione necessaria
Nota che due eccessi specialmente sono pericolosi per il
corpo e conseguentemente per l'anima: un'astinenza
esagerata e veglie disordinate.
Qui, più che nell'esercizio delle altre virtù, si ha da temere
l'eccesso. Perciò il demonio si vale di quest'astuzia: se vede
uno pieno di fervore, gli suggerisce di lanciarsi in astinenze e
veglie prolungate che lo ridurranno a un'estrema debolezza,
lo renderanno malato e buono a nulla e, come ho detto,
l'obbligheranno poi a mangiare e a dormire più degli altri.
Memore delle malattie ch'esse gli procurarono, questi non
oserà più riprendere né le sue veglie, né le sue astinenze.
D'altra parte il diavolo gli suggerirà: «
Non far penitenza:
dimentichi forse che la penitenza ti fece ammalare?
». Mentre
non erano punto l'astinenza né le veglie che l'avevano fatto
cadere malato, ma la sua indiscrezione nella pratica della
penitenza.
Un principiante senza esperienza non sa riconoscere i sofismi
del diavolo che lo spinge agli eccessi da due parti. Infatti,
sotto pretesto di portarlo al bene, gli dice: «
Quanti peccati
hai commesso! Come potrai espiarli?
» Oppure, se non ha
gravi colpe da rimproverarsi, gli dice: «
Vedi tutto quello che
hanno voluto soffrire i martiri e gli eremiti?
».
34
Ubbidienza e umiltà
Poiché questi pensieri hanno l'apparenza del bene, il
semplicione crede ch'essi non possano venire se non da
Dio… e Dio permette ch'egli s'inganni, soprattutto perché
non ha abbastanza umiltà e diffidenza di se stesso per pregare
Dio con fervore, affinché lo illumini e lo diriga in assenza di
L'Oasi di Engaddi
17
una guida capace. Infatti chi vive sotto la santa obbedienza e
si attiene alle sue prescrizioni è al sicuro da queste illusioni,
anche se per un caso straordinario il suo padre spirituale
sbagliasse. A cagione della sua umiltà e della sua obbedienza
Dio fa volgere ogni cosa a suo vantaggio, come sarebbe
facile dimostrare con molti esempi (10).
Alcune pratiche
Ecco pertanto quello che potrai fare per il sonno e per le
veglie.
Nell'estate, dopo il pasto del mezzogiorno, quando la
campana ha dato il segnale del silenzio, prendi un po' di
riposo. Quei momenti sono meno favorevoli agli esercizi di
pietà e codesto riposo ti permetterà di prolungare la tua
veglia notturna.
Di regola generale, ogni volta che ti disponi a dormire, abbi
cura di meditare qualche salmo o qualche pensiero spirituale
in cui il sonno ti sorprenderà e che ti ritornerà
all'immaginazione.
Alla sera, ordinariamente, veglia poco: quelli che vegliano
alla sera mancano di attenzione e di devozione all'uffizio del
Mattutino; sono sonnolenti, pesanti, senza fervore. Qualche
volta perfino mancano all'uffizio (11).
Fissati dunque alcune brevi preghiere, letture o meditazioni
da fare alla sera prima di addormentarti. Se la tua devozione
vi ti porta, puoi occuparti dei patimenti che Gesù soffrì
35
durante la sua Passione in quell'ora, e così in tutte le altre
ore, secondo il metodo di San Bernardo (12) o secondo che
lo Spirito di Dio t'ispirerà; giacché non tutti hanno la
medesima devozione, trovandosi uno più portato alla pietà
per una cosa, un altro per un'altra. A taluni basta
abitare con
semplicità dentro i forami della pietra
(Cant. II, 14) ma,
qualunque sia la tua superiorità d'ingegno, non trascurare
nulla di ciò che può eccitare la tua devozione.
Nella notte, al primo segnale, scuoti ogni pigrizia e balza
subito dal letto come se esso fosse in fiamme. Mettiti in
ginocchio e fa' salire dal tuo cuore una fervida preghiera,
almeno un'
Ave Maria o qualsiasi altra preghiera capace
d'infiammare il tuo cuore.
E qui nota che ti sarà assai più facile alzarti senza mollezza, e
anche con una certa alacrità, se ti corichi vestito e dormi sul
duro. Un servo di Dio deve fuggire ogni mollezza nel letto,
senza però oltrepassare i limiti della discrezione. Abbi un
pagliericcio, che ti riuscirà tanto più gradito quanto più sarà
duro. Per proteggerti contro il freddo prendi una o due
coperte secondo la stagione e i tuoi bisogni. Il tuo capezzale
sia un sacco pieno di paglia, non guanciali pieni di piume!
Sarebbe una mollezza, come certe altre consuetudini per
nulla necessarie. Dormi interamente vestito come durante il
giorno e contentati di toglierti le scarpe e di slacciarti la
L'Oasi di Engaddi
18
cintola. Tuttavia, nei grandi calori estivi, puoi deporre la
cappa e conservare solo lo scapolare: se dormi così, ti alzerai
senza difficoltà ed anche con gioia e sveltezza.
36
CAPO V.
C
ONDOTTA CHE SI DEVE TENERE NELLO STUDIO
Riconduci a Cristo le tue letture e i tuoi studi, di cui Gli
parlerai e di cui Gli chiederai l'intelligenza.
Durante lo studio, fermati frequentemente. Per un istante
raccogliti e nasconditi nelle Piaghe di Gesù. Poi riprendi lo
studio. Di quando in quando inginocchiati e lancia al Cielo
una breve e ardente preghiera. Oppure esci dalla cella,
vattene in chiesa, nel chiostro, nel capitolo, là dove lo Spirito
Santo ti porterà: con una preghiera vocale o semplicemente
con gemiti e ardenti sospiri del cuore implora il soccorso
divino, presenta all'Altissimo i tuoi voti e i tuoi desideri,
invoca i Santi in tuo aiuto. Questi slanci si possono produrre
senza il soccorso di salmi né d'alcuna preghiera vocale.
Qualche volta, all'opposto, sorgono da un versetto di salmo,
da un passo della Sacra Scrittura o da qualche libro
spirituale. Altre volte, per la grazia di Dio, sono il frutto dei
nostri proprii pensieri e dei nostri desideri.
Questo fervore d'anima è ordinariamente rapido. Quando
sarà passato, richiama al pensiero quello che stavi studiando:
allora ne avrai un'intelligenza più chiara. Poi ritorna allo
studio o alla lettura, e di nuovo alla preghiera, combinando i
due esercizi. Con questa alternativa avrai e il cuore più
fervoroso nella preghiera e la mente più illuminata nello
studio. Questo fervore della devozione dopo lo studio si può
provare in qualsiasi ora, secondo che si degna di concederlo
Quegli la cui libera volontà dispone soavemente ogni cosa.
Nondimeno, di solito, esso si impadronisce più
completamente dell'anima dopo il Mattutino. Bisogna perciò
vegliar poco alla sera e riservare, per lo studio e per la
preghiera delle ore mattutine, tutta la forza dell'anima.
37
CAPO VI.
C
ONDOTTA CHE SI DEVE TENERE NELLA PREGHIERA
LITURGICA
Durante l'Uffizio della Vergine tieniti alla porta della tua
cella, in piedi, senza appoggiarti. Recitalo con voce chiara,
con la mente attenta, con il cuore lieto, come se vedessi coi
tuoi occhi la Vergine gloriosa.
Terminato quest'Uffizio, va in chiesa o in coro, là dove
troverai maggiore è devozione. Ma, quando vai o vieni nel
convento, fa molto attenzione a non rimanere con la mente
vuota. Medita i salmi o qualche pensiero spirituale. Puoi
anche, prima dell'Uffizio, recarti in coro e prepararti con una
pia meditazione a una recita più attenta e più fervorosa.
In Coro
L'Oasi di Engaddi
19
Dato l'ultimo segno del Mattutino e fatte le prostrazioni o
inclinazioni, salmeggia in piedi, senza appoggiarti, con il
cuore e con il corpo virilmente disposti dinanzi al tuo Dio.
Canta lietamente le sue lodi in compagnia degli Angeli
certamente presenti e che bisogna riverire incessantemente
durante l'Uffizio, perché contemplano in cielo la faccia del
Padre Onnipotente, che noi non vediamo ancora se non
come
in uno specchio in modo scuro
.
Non risparmiare la tua voce, serbando però la necessaria
discrezione. Non omettere un jota né dei salmi, né dei
versetti, né delle lezioni, né del canto.
Se non puoi fornire tanta voce quanto gli altri, canta lo
stesso, a voce più bassa.
Se è possibile, abbi un libro per cantare i salmi e gli inni.
Mentre hai la mente occupata dei salmi e delle altre
preghiere, per attingervi consolazioni spirituali, abbi cura di
38
non lasciar apparire di fuori, nel tuo atteggiamento o nella
tua voce, nulla che tradisca leggerezza. Allora specialmente.
devi restar grave e padrone di te stesso, perché la gioia
spirituale degenera presto in una specie di leggerezza, se la
discrezione non continua a governare i moti esterni.
Ci vorranno tutti i tuoi sforzi per
salmeggiare con la mente e
con il cuore
, perché non è una piccola impresa, specialmente
per il principiante ancora malfermo in Dio, il preservarsi
dalle distrazioni durante la salmodia.
Occupa sempre il tuo posto in Coro, ordinariamente il
medesimo, salvo che per un caso straordinario tu non lo
debba cedere a un nuovo venuto.
Modestia in Coro
Se in Coro prevedi qualche difetto, procura di prevenirlo o
per te stesso o per altri. Sarebbe cosa gradita a Dio lo
studiare alla vigilia le rubriche e il canto del giorno dopo e
prepararti a impedire ogni sbaglio e ogni negligenza.
Evita però d'immischiarti nelle discussioni che possono
sorgere in Coro circa la salmodia e il canto, anche se sapessi
con certezza quello che bisogna fare. A volte si sollevano
gran discussioni per minuzie. Sarebbe minor male sbagliare
che il discutere tanto. Tuttavia, se con una parola è possibile
correggere un errore, la devi dire, specialmente se sei uno dei
correttori del Coro. Ma se ti senti agitato dall'impazienza, è
meglio che ti applichi a reprimere la tua agitazione interna.
Se qualcuno fa degli sbagli nella lettura, nel canto o in altro
modo, guardati dal mormorare o dal correggerlo. Questa
correzione è una forma d'orgoglio. Qualsiasi sia lo sbaglio,
non fare neppure un cenno; ciò sarebbe segno di un'anima
gonfia d'orgoglio.
39
Evita di guardare da una parte e dall'altra, e di sorvegliare il
contegno dei tuoi vicini. Gli occhi devono stare bassi, a terra
L'Oasi di Engaddi
20
o sollevati al cielo o chiusi o fissi sul libro.
Sia stando in piedi che seduto, non tenere le mani sotto il
mento, ma sotto lo scapolare o sotto la cappa; né i piedi l'uno
sull'altro, né le gambe divaricate. Mantieniti in quella
modestia che esige la presenza di Dio. Il diavolo si serve
spesso di piccole miserie per distrarre dall'Uffizio certuni il
cui atteggiamento palesa una gran tiepidezza.
Vi sono molte altre cose che non è possibile esporre in
particolare; ma se hai l'umiltà e la carità perfetta, l'unzione
dello Spirito Santo ti insegnerà tutto.
Spirito di discrezione
Avverti però, o lettore, che, circostanze diverse, potendo far
apprezzare diversamente le medesime azioni, tu non devi
biasimare alcuno, se vedi fare altrimenti da quello che ora io
ti dico, per esempio se in Coro si corregge uno sbaglio…
poiché a un vecchio è permesso di fare una correzione.
Devi però ritenere che
ordinariamente il servo di Dio non
deve entrare in discussione. Tollerare con pazienza un errore
è minor male che disputare; tanto più in Coro, dove tali
discussioni produrrebbero scandalo e impedirebbero
l'attenzione e la pace interiore.
Lo stesso intendo quando dico che, in Coro, bisogna sempre
leggere o cantare, perché qualche volta può avvenire
nell'anima uno slancio di fervore che il canto soffocherebbe;
allora sarebbe meglio recitare l'Uffizio a bassa voce; almeno
se vi sono abbastanza coristi da soddisfare al Coro.
E così di molte altre cose circa le quali Dio ti istruirà, purché
tu aderisca a Lui con purezza e semplicità di cuore.
40
Tuttavia non devi credere a ispirazioni speciali e fare
altrimenti da quello che ho detto, se non quando una pratica
prolungata delle virtù ti avrà dato lo spirito di discrezione.
41
CAPO VII.
C
ONDOTTA CHE SI DEVE TENERE NELL'ESERCIZIO DEL
SANTO MINISTERO
Nelle prediche e nelle esortazioni (13), usa un parlare
semplice e familiare per spiegare in particolare quello che
bisogna fare. Per quanto è possibile appoggia la tua parola
con esempi, affinché il peccatore reo del medesimo peccato
si senta colpito come se tu predicassi per lui solo. Ma parla in
tal modo che apparisca che le tue parole sono il frutto non di
un'anima superba e irritata, ma delle viscere d'una carità
paterna.
Sii un padre che s'impietosisca dei suoi figli colpevoli,
gravemente malati, giacenti in una fossa profonda e ch'egli
vuol liberare.
Sii una madre che carezza i suoi figli. Riponi la tua gioia nei
progressi che meriteranno loro la gloria del Paradiso.
Così tu farai del bene ai tuoi uditori, dove che sarebbero poco
L'Oasi di Engaddi
21
commossi se tu non facessi altro che svolgere idee generali
sui vizi e sulle virtù.
Lo stesso dicasi per le confessioni: sia che abbi da
incoraggiare i timidi o da spaventare gli induriti, mostra a
tutti una carità profonda. Fa sì che il peccatore senta sempre
che la pura carità ispira le tue esortazioni. Perciò qualche
parola dolce deve sempre preparare un rimprovero.
Tu dunque, che vuoi essere utile alle anime, comincia col
ricorrere a Dio con tutto il tuo cuore, e domandagli con
semplicità che infonda in te la carità, che è la somma delle
virtù e il mezzo per compiere quello che desideri.
42
CAPO VIII.
C
ONDOTTA CHE SI DEVE TENERE IN CERTE TENTAZIONI
Per la gloria di nostro Signore Gesù Cristo ti indicherò i
rimedi contro alcune tentazioni spirituali che Dio permette
molto comunemente in questo tempo per la purificazione e
prova degli eletti. Esse non attaccano apertamente nessun
articolo principale della fede, ma l'uomo perspicace vede
subito che tendono a distruggere questi fondamenti della
nostra religione e preparano all'Anticristo la cattedra e il
trono. Non le esporrò minutamente per non essere occasione
di scandalo o di caduta a nessuno, ma ti dirò con quale
prudenza devi regolarti per trionfarne.
Queste tentazioni vengono da due lati: prima dalle
suggestioni e illusioni del demonio, che inganna l'uomo nelle
sue relazioni con Dio e in tutto ciò che si riferisce a Dio; poi
dalla dottrina corrotta e dai costumi di quelli che già sono
caduti in queste tentazioni.
Ti indicherò dunque quale deve essere la tua condotta
riguardo agli uomini, riguardo alla loro dottrina e al loro
modo di vivere.
§ I. - TENTAZIONI CHE VENGONO
DALLE SUGGESTIONI DIABOLICHE.
Ecco dunque i rimedi contro le tentazioni spirituali che il
diavolo eccita in alcune anime.
Non desiderare le grazie straordinarie
Primo rimedio. Quelli che vogliono vivere nella volontà di
Dio non devono desiderare di ottenere con l'orazione, con la
43
contemplazione o con altre opere di perfezione, visioni,
rivelazioni o sentimenti soprannaturali che eccedono lo stato
ordinario di quelli che hanno per Dio un timore e un amore
sincerissimo.
Un simile desiderio, infatti, non può venire che da un fondo
di orgoglio e di presunzione, da una curiosità vana riguardo a
Dio e da una fede troppo fragile.
La grazia di Dio abbandona l'anima presa da questo desiderio
e la lascia cadere in queste illusioni e in queste tentazioni del
demonio, che la finisce per sedurla con false visioni e con
L'Oasi di Engaddi
22
rivelazioni. È la tentazione più comune del nostro tempo.
Sappi che le vere rivelazioni e i veri godimenti spirituali dei
segreti di Dio non sono il frutto di questi desideri, come di
nessuno sforzo umano. Dio solo li dà all'anima
profondamente umile, che desidera ardentemente e
rispettosamente di conoscerlo. Sarebbe un commettere il
medesimo sbaglio l'esercitarsi nell'umiltà e nel timore di Dio
per ottenere visioni, rivelazioni e consolazioni spirituali.
Consolazioni spirituali e umiltà
Secondo rimedio. Quando preghi o contempli, non tollerare
mai nell'anima tua alcuna consolazione, sia pure minima, se
vedi ch'essa fondasi nella presunzione e nella stima di te
stesso, se t'induce a desiderare felicità e buona reputazione e
a crederti degno di lode e di gloria, in questo mondo o nelle
gioie del Paradiso.
L'anima che si prende piacere di simile consolazione cade in
parecchi errori funesti. Dio, per un giusto giudizio, permette
al demonio di accrescere queste consolazioni di rinnovarle e
di far nascere in quest'anima sentimenti falsissimi e
pericolosissimi, ch'ella prende per comunicazioni divine.
Ahi! Mio Dio! Quante anime ingannate da queste illusioni!
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Tieni per certo che tal è la sorgente della maggior parte dei
rapimenti, o piuttosto dei furori dei precursori dell'
Anticristo.
Guardati, dunque, nell'orazione o nella contemplazione,
dall'accettare alcuna consolazione, se non viene dalla perfetta
cognizione e dal sentimento completo della tua bassezza e
imperfezione; sentimento e cognizione ch'essa deve
sviluppare.
In presenza della grandezza e sublimità di Dio lascia nascere
un rispetto profondo e un ardente desiderio del Suo onore e
della Sua gloria.
Visioni, fede e purezza
Terzo rimedio. Ogni sentimento, anche altissimo, ogni
visione, anche sublime, quando ti indispongono contro un
articolo di fede, contro i buoni costumi, specialmente contro
l'umiltà e la purezza, abbili in orrore: sono certamente opera
del demonio.
Quando pure la tua visione non ti ispiri nulla di simile e ti
rechi la certezza che viene da Dio e ti spinga a fare la volontà
divina, tuttavia non ti appoggiare sopra di essa.
Consigli dei visionari
Quarto rimedio. Qualunque sia la pietà, la santità di vita,
l'elevatezza d'intelligenza ed altre qualità d'una persona, non
seguire mai i suoi consigli e i suoi esempi, se hai ragione di
credere che i suoi consigli non sono secondo Dio o secondo
la prudenza cristiana e che non t'impegnerebbero nella via
tracciata da Gesù Cristo e dai Santi e rischiarata dalle sante
Scritture. Disprezzando i loro consigli, non avere alcun
L'Oasi di Engaddi
23
timore di cadere nell'orgoglio o nella presunzione; perché
agisci per zelo e per amore della verità.
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Non frequentare i visionari
Quinto rimedio. Fuggi la compagnia e la familiarità di coloro
che seminano e divulgano queste tentazioni, come di coloro
che le difendono e le lodano. Non ascoltare né i loro racconti,
né le loro spiegazioni. Non cercar di vedere ciò che fanno.
Perché il demonio non mancherebbe di farti vedere, nelle
loro parole e nei loro gesti, dei segni di perfezione a cui forse
presteresti fede, per cadere e perderti con essi.
§ 2. – TENTAZIONI CHE VENGONO DALLE FALSE
DOTTRINE E DAI CATTIVI ESEMPI.
Ti verrò pure indicando i rimedi da usare contro dottrina ed
esempi di persone che propagano queste tentazioni.
Prudenza e discrezione nell'esame
Primo rimedio. Non far gran conto delle loro visioni, dei loro
sentimenti straordinari né delle loro estasi. Anzi, se ti dicono
qualche cosa contro la fede, la Sacra Scrittura o i buoni
costumi, abbine orrore: tutte queste visioni ed estasi sono
pure follie, frenesie diaboliche.
Ma se sono conformi alla fede, alla Sacra Scrittura, agli
esempi dei Santi e ai buoni costumi, non le disprezzare,
perché ti esporresti a disprezzare ciò che viene da Dio. Non
te ne fidare però senza riserva, perché spesso, specialmente
nelle tentazioni spirituali, il falso si nasconde sotto
l'apparenza del vero, il male sotto l'apparenza del bene. Il
demonio può così spandere il suo veleno mortale in un
maggior numero d'anime, senza diffidenza.
La condotta più gradita a Dio in queste occasioni, mi sembra,
è di non fermarsi punto a queste visioni, a queste estasi ed
46
altri fatti straordinari, nonostante la loro apparenza di bene e
di verità. Lasciali per quello che sono, salvo che non
accadano a persone d'una tale santità, d'una tale prudenza e
d'una tale umiltà da essere certo che non possano essere
sedotte dalle illusioni e dagli artifizi del diavolo.
Anche allora, quantunque sia bene rispettare le visioni e i
giudizi di tali persone, tu avrai la prudenza di prestare la tua
fiducia non tanto perché sono visioni, quanto perché sono
conformi alla fede cattolica, alla Sacra Scrittura, ai buoni
costumi e agli esempi dei Santi.
Riflessione e consiglio prima d'agire
Secondo rimedio. Se qualche rivelazione o movimento
straordinario ti spinge a compire un'opera, specialmente un'
opera importante che esce dalle tue abitudini e di cui ti
domandi se essa piacerà a Dio, prima di agire aspetta finché
tu abbia esaminato tutte le circostanze, particolarmente il
fine, e abbia la certezza di essere accetto a Dio.
Tuttavia non ne giudicare da te stesso ma, per quanto è
L'Oasi di Engaddi
24
possibile, seguendo le regole tratte dalla Sacra Scrittura e
dagli esempi dei Santi che possiamo imitare. Dico: esempi
che possiamo imitare, perché S. Gregorio ci insegna che
molti Santi fecero cose che non sono imitabili, per quanto
buone in se stesse. Basta aver per esse rispetto e
ammirazione. E se non arrivi a conoscere la volontà di Dio,
domanda a persone di vita e di dottrina sicura un consiglio
sincero.
Rallegrarsi di seguire la via ordinaria
Terzo rimedio. Se sei esente da queste tentazioni a tal punto
da non averle provate o se, avendole provate, ne hai
trionfato, solleva la tua mente e il tuo cuore a Dio per
47
riconoscere umilmente questo grande benefizio. Ringrazialo
spesso o piuttosto non cessar di ringraziarlo di questo favore.
Guardati bene dall'attribuire alle tue forze, alla tua sapienza,
ai tuoi meriti, alla tua condotta o al caso quello che hai avuto
gratuitamente dalla bontà di Dio. I Santi ci insegnano che per
questo soprattutto Dio ci sottrae la sua grazia e ci lascia in
preda alle tentazioni e alle illusioni del demonio.
Non far nulla nel dubbio
Quarto rimedio. Quando provi qualche tentazione spirituale
che ti getta nel dubbio, non intraprendere di tua propria
iniziativa nulla di grave che già prima non eri solito di fare.
Reprimi l'impulso del tuo cuore e della tua volontà; aspetta
umilmente nel timore e nel rispetto di Dio che Egli si degni
di illuminarti.
Tieni per certo che se, nel dubbio, intraprendessi da te stesso
una cosa grave e insolita, non riusciresti a nulla di bene.
Non intendo comunque parlare se non di cose gravi o che
escono dall'ordinario, sulle quali tu hai un dubbio.
Perseverare nelle pratiche comuni
Quinto rimedio. Per tutte queste cose straordinarie non
lasciar mai un bene che avevi intrapreso prima che esse si
producano.
Soprattutto guardati dall'abbandonare la preghiera, la
confessione, la comunione, i digiuni e le altre opere di pietà e
d'umiltà, quand'anche non ci trovassi alcuna consolazione.
Abbandono alla divina volontà
Sesto rimedio. In queste occasioni solleva la tua mente e il
tuo cuore a Dio pregandolo umilmente di fare quello che sarà
più utile alla sua gloria e alla salute dell'anima tua.
48
Sottometti la tua volontà alla sua volontà divina. Se è Sua
volontà di lasciarti in queste tentazioni, la tua sia di non mai
offenderlo.
49
PARTE TERZA
Riassunti e massime spirituali
CAPO I.
L'Oasi di Engaddi
25
A
LCUNI MOTIVI DI TENDERE ALLA PERFEZIONE
Lieto del bene che hai intrapreso per gloria divina e
desideroso d'aiutarti perseverare e a salire più in alto, o
almeno a dartene il desiderio, voglio esporti alcuni dei motivi
che abbiamo d'eccitare il nostro cuore ad una vita più
perfetta: il che tuttavia non potresti né intraprendere né
continuare con le tue proprie forze.
Toccherò solo rapidamente ciascuno di questi motivi senza
spiegarli, affinché impari a meditare lungamente sopra poche
parole e affinché ciascuno di questi pensieri sia per te il
soggetto di contemplazioni profonde ed estese. Però, se vuoi
trarne profitto, non basta occuparne l'intelletto, ma bisogna
farli passare nel cuore e decidere con la volontà a fare quello
che questi pensieri consigliano.
Per aiutarti, ti mostrerò in poche parole come questi motivi
non produrranno qualche effetto nell'anima tua se non sono
compenetrati d'un sentimento e d'un amore soprannaturale.
L'onore dovuto a Dio
Primo motivo: l'amore e l'onore che Dio merita per la sua
bontà, per la sua sapienza e per le altre sue perfezioni
innumerevoli e infinite. Considerandole, capirai che quello
che fai per onorario e ringraziarlo e che tu credevi essere
50
molto, è in realtà pochissimo e come nulla in confronto di
quello che merita.
Questo motivo è il primo, perché anzitutto le nostre opere
devono essere dirette a glorificare, a rispettare Dio, a dargli
l'amore che merita sopra tutte le creature.
Questo primo motivo tocca solo le anime grandi che sentono
ed amano di contemplare la nobiltà, la perfezione e la maestà
divina e si sforzano di proporzionare il loro amore e il loro
culto all'infinità di Dio (14).
I patimenti di Gesù per noi
Secondo motivo: i disprezzi. le ingiurie, le privazioni, i
dolori e l'amarissima Passione che il Figlio di Dio soffrì per
tuo amore, affinché tu stesso l'amassi e l'onorassi. Se tu li
mediti, vedrai quanto poco hai fatto per l'onore e l'amore di
Dio rispetto a ciò che avresti dovuto fare (15).
Questo motivo è più elevato e più perfetto dei seguenti,
perciò l'ho messo a questo posto. Esso trascina solamente le
anime che provano una devozione affettuosa all'amore e alla
bontà che il Figlio di Dio ci manifestò nella sua Passione.
Queste anime desiderano con tutte le loro forze di
contraccambiare a Dio la Sua bontà e il Suo amore.
La nostra vocazione soprannaturale
Terzo motivo: l'innocenza e la perfezione a cui ci obbliga la
legge di Dio che esige, insieme con l'assenza d'ogni vizio e
d'ogni peccato, la pienezza della virtù.
Difatti è ciò che richiede il comandamento d'amare Iddio con
tutto il nostro cuore, con tutta l'anima nostra e con tutte le
L'Oasi di Engaddi
26
nostre forze.
Pensaci, e vedrai la tua debolezza e la distanza che ti separa
da questa purezza perfetta.
51
Questo motivo non produce effetto se non nell'anima che
sente quale alta perfezione esige il Signore da ogni creatura e
nell'anima che questo motivo sublime induce al compimento
generoso della volontà divina (16).
I benefizi di Dio
Quarto motivo: l'abbondanza e la grandezza dei benefizi di
Dio. Ricordati dei favori temporali e spirituali ch'Egli
distribuisce a tutti e particolarmente a te stesso, e sentirai che
ciò che fai e ciò che potrai fare per Dio non è nulla in
confronto de' suoi benefizi e delle sue grazie, massimamente
se poni mente alla liberalità e alla bontà che presiedono alle
sue larghezze.
Questo motivo eccita soltanto le anime che ripensano in una
meditazione affettuosa la grandezza e la nobiltà dei benefizi
e della grazia di Dio e si sforzano di rendergli un culto
proporzionato alla sua generosità (17).
Le gioie del Cielo
Quinto motivo: la grandezza e la nobiltà della ricompensa e
della gloria che Dio promette e prepara a quelli che Lo
glorificano con le loro virtù, ricompensa la cui magnificenza
sarà proporzionata agli sforzi compiuti.
Questo pensiero ci fa comprendere che il nostro merito non è
niente in confronto di tanta gloria ed eccita il desiderio di
fare per l'avvenire opere più meritorie. Ma non fa del bene se
non quando l'anima stima ed ama d'un amor fervente la
gloria del Paradiso e l'attende con una fiducia così ferma che
la sua speranza la fa risolvere a praticare virtù che le
meriteranno questa gloria (18).
52
La bellezza della virtù e la deformità del peccato
Sesto motivo: la bellezza e la generosità della virtù, la nobiltà
ch'essa conferisce all'anima e d'altra parte la bassezza
vergognosa del vizio e del peccato.
Questa considerazione spinge un uomo saggio ad acquistare
maggiore Virtù e ad evitare più diligentemente il peccato.
Per essere efficace essa richiede un'anima pervasa d'orrore
per ogni vizio, d'odio per ogni peccato, di simpatia e d'amore
per la bellezza della virtù e del doni di Dio. Odio ed amore
che devono possedere l'anima tutta quanta fino nelle sue
profondità.
Gli esempi dei Santi
Settimo motivo: la sublime perfezione della vita dei Santi, il
numero e l'eccellenza delle loro virtù. Che differenza in
confronto dell'imperfezione della nostra vita e della
tiepidezza delle nostre opere! (19).
Questo motivo può ottenere un effetto solo quando l'anima,
L'Oasi di Engaddi
27
eccitata da una grande stima della vita dei Santi, desidera di
riprodurla, principalmente la vita dei Santi assolutamente
perfetti: la Vergine Maria prima di tutti, San Giovanni
Battista, San Giovanni Evangelista, gli Apostoli ed altri
ancora.
La riparazione delle nostre colpe
Ottavo motivo: la gravità e la moltitudine dei tuoi peccati
contro Dio. Per quanto buone siano le tue opere, non sono
niente per soddisfare i tuoi debiti per via di giustizia.
Questo motivo sarà utile solamente all'anima che non teme di
rivolgere contro se stessa i peccati che ha commesso contro
Dio e che è fermamente risoluta di rendere giustizia a Dio e a
pagare il suo debito con opere meritorie.
53
Il pericolo di dannazione
Nono motivo: le tentazioni della carne, del mondo e del
demonio che ti mettono in pericolo da ogni parte.
Questo pensiero ti ecciterà ad essere più saldo e a salire più
in alto che mai nella virtù, al fine di resistere più sicuramente
a queste tentazioni. Esso non può servire che all'anima
pervasa dal sentimento della sua debolezza e dal grave
pericolo delle tentazioni, e determinata a fuggire le occasioni
per mettersi al sicuro sotto la protezione della grazia (20).
Il timore del giudizio di Dio
Decimo motivo: il rigore del giudizio di Dio. Tu desideri di
comparire a questo giudizio con molte buone opere e
soddisfazioni per tuoi peccati.
Ma che cosa sono le tue buone opere e la tua penitenza in
confronto di ciò che avresti dovuto fare?
Questa considerazione suppone nell'anima la cognizione dei
suoi peccati, il timore e il terrore intimo della sentenza che
sarà pronunziata nel giudizio universale contro i peccatori
impenitenti (21).
L'incertezza della morte
Undecimo motivo: la brevità della vita e l'avvicinarsi della
morte, della quale ignori l'ora e dopo la quale non potrai fare
alcuna opera meritoria, alcuna penitenza. Perché non usiamo
uno zelo più generoso nelle nostre mortificazioni e nelle
nostre opere?
Questo pensiero non produce frutti se non in un'anima
atterrita dalla morte e fermamente decisa di fare opere
meritorie (22).
54
I pericoli dell'orgoglio e della tiepidezza
Dodicesimo motivo: qualunque siano i tuoi principii e i tuoi
progressi nella virtù, se non desideri una vita sempre più
perfetta e non ti sforzi per arrivarci, è perché c'è in te un
fondo di presunzione e d'orgoglio, molta tiepidezza e
negligenza. Ora, la presenza di questi due vizi trascina
sempre seco una turba di disordini spirituali.
L'Oasi di Engaddi
28
Se vuoi liberartene, fa degli sforzi costanti per condurre una
vita più sublime e più perfetta, qualunque sia la perfezione
de' tuoi inizi. A quelli che cominciano con l’essere ferventi e
cadono poi nella tiepidezza, perché credono d'essere qualche
cosa, S. Bernardo dice: «
Ah! se sapessi quanto poca cosa è
ciò che hai e quanto presto la perderai se Chi te la diede non
te la conserva!
"
Questa considerazione, per essere efficace, domanda
un'anima che sente e comprende che darsi alla pratica della
virtù senza il desiderio di salire più in alto suppone orgoglio
e tiepidezza, e precipiterà in grandi sventure chi non evita
questi vizi.
I segreti giudizi di Dio
Tredicesimo motivo: gl'imperscrutabili giudizi di Dio in
alcune persone che, dopo una lunga perseveranza in un'alta
santità e in una grande perfezione, sono state abbandonate da
Dio a cagione di alcuni vizi nascosti ch'esse non credevano
d'avere.
Questa considerazione, qualunque sia la tua perfezione di
vita, ti deciderà sicuramente a purificare ogni giorno i tuoi
affetti e le tue intenzioni, a correggerti più sollecitamente che
mai d'ogni difetto, a tendere a una santità più perfetta e a
temere che non vi sia in te qualche vizio nascosto che ti
faccia abbandonare da Dio. Ma non tocca se non un'anima
55
piena di sollecitudine per la sua salute e che teme d'essere
privata della grazia (23).
Le pene dell'inferno
Quattordicesimo motivo: le pene dell'inferno riservate a tutti
i peccatori. Pensaci e troverai leggere tutte le penitenze,
umiliazioni, povertà e tutte le prove che potrai sopportare per
Dio in questa vita a fine di sfuggire queste pene.
Il timore di questi supplizi non cesserà di spingerti a una vita
più alta e più perfetta.
Questo motivo tocca principalmente un'anima atterrita dalle
pene eterne, convinta d'averle meritate per le sue colpe e che
si sforza di sfuggirle con la penitenza.
Riassunto: due punti essenziali
Nota che in ciascuno di questi motivi tutto si riduce a due
punti: prima al sentimento della nostra imperfezione e del
nostro nulla, poi al desiderio efficace di sollevarsi a una vita
più perfetta.
Così il sentimento della nostra imperfezione e del nostro
nulla non deve mai essere senza il desiderio e lo sforzo di
giungere a una vita più perfetta e viceversa.
56
CAPO II.
D
UE FONDAMENTI DELLA VITA SPIRITUALE
Chiunque voglia sfuggire i lacci e le insidie finali
dell'Anticristo, ossia del demonio, deve eccitare nel suo
L'Oasi di Engaddi
29
cuore due sentimenti.
Rinunziare a se stesso nell'umiltà
Anzitutto provi davanti a se stesso il medesimo sentimento
che davanti ad un cadavere, brulicante di vermi, fetente,
nauseante fino a tal punto da doversi turare le narici a
cagione della puzza e rivoltare la faccia per evitare un simile
orrore.
Ecco, fratello mio, quello che ogni giorno dobbiamo fare, tu
ed io. Io più di te, perché l'intera mia vita è un'infezione, tutto
un'infezione sono io stesso, il mio corpo e l'anima mia e tutto
ciò che sono io, nella feccia e nella putredine de' miei peccati
e delle mie iniquità non è che un fetore e un oggetto d'orrore.
E quello che è peggio, sento che questa infezione si rinnova e
cresce ogni giorno.
Al sentimento della sua corruzione il servo di Dio deve
aggiungere una confusione profonda alla presenza di Dio,
giudice rigoroso, come davanti a Colui che vede e sa tutto, e
un vivo dolore d'aver offeso Iddio, d'aver perduto la grazia,
frutto del Sangue di Gesù e dell'acqua battesimale.
Di questa confusione che prova davanti a se stesso e davanti
a Dio, dev'essere pervaso anche davanti agli Angeli, alle
anime sante e perfino davanti a tutti gli uomini. Deve
convincersi ch'egli è un oggetto d'abominazione e di disgusto
per tutti e che le persone non solo sdegnano di occuparsi di
ciò ch'egli dice e fa, ma che sono forzati, davanti a lui, a
turarsi le narici, a rivoltare la faccia per non vederlo, a
57
rigettarlo come un cadavere putrefatto, a segregarlo dalla
società e a relegarlo come un lebbroso ributtante.
In quanto al suo corpo, sia persuaso che gli si renderebbe
giustizia strappandogli gli occhi, amputandogli le mani, il
naso e le orecchie, torturandolo in tutti i suoi sensi e in tutte
le sue membra: perché ne ha abusato, arrivando ad offendere
il suo Dio e il suo Creatore. Desideri d'essere disprezzato e
calpestato. Sopporti pazientemente, con somma gioia ed
allegrezza, tutti i rimproveri, le vergogne, le diffamazioni, le
ingiurie, i biasimi e le contraddizioni d'ogni genere.
Unione con la santa umanità di Gesù
In secondo luogo bisogna che, con un sentimento di totale
sfiducia di te stesso, delle tue buone opere e di tutta la tua
vita, ti volga tutto quanto a nostro Signore Gesù Cristo,
poverissimo, umilissimo, abbeverato d'insulti e di disprezzo,
morto per te, e che t'abbandoni nelle sue braccia, finché non
sii morto ne' tuoi sentimenti umani e Gesù Cristo viva nel tuo
cuore e nell'anima tua.
Bisogna che, completamente trasformato e trasfigurato, tu
più non abbia nel più intimo di te stesso se non il desiderio di
vedere, d'udire, d'amare Gesù per te confitto in Croce, come
faceva la Vergine Maria. Morto al mondo, vivrai nella fede.
58
L'Oasi di Engaddi
30
CAPO III
D
ISPOSIZIONI ABITUALI DELL'ANIMA CHE VUOLE UNIRSI A
D
IO
Nostro contegno riguardo a Dio
Riguardo al Signore devi esercitarti in sette disposizioni
principali:
1. Un amore ardentissimo;
2. Un timore sommo;
3. Il rispetto di sua Maestà;
4. Uno zelo perseverante;
5. Il ringraziamento e la lode;
6. Un'ubbidienza pronta e universale;
7. Un gusto vivo, per quanto è possibile, delle soavità divine.
Devi dunque chiedere continuamente queste disposizioni
dicendo: "Buon Gesù, fate ch'io sia, fino nel più intimo del
cuore e dell'anima, pervaso d'amore, di timor sommo, di
rispetto e di zelo ardente per la gloria Vostra, di modo che,
geloso del Vostro onore, io provi il più violento orrore contro
tutti gli oltraggi che Vi si fanno. Principalmente, o mio Dio,
contro quelli che sono stati compiuti in me, da me o per
causa mia. Fate inoltre ch'io Vi riconosca e Vi adori
umilmente come mio Signore e mio Creatore, e che per i
Vostri benefizi io non cessi di renderVi fervide grazie. Fate
che sempre e in ogni cosa io Vi benedica, Vi lodi e Vi
glorifichi nell'allegrezza e nel giubilo del cuore; che,
ubbidendoVi in ogni cosa, io passa, nonostante la mia
indegnità e la mia ingratitudine, gustare eternamente le
Vostre ineffabili dolcezze con gli angeli e gli apostoli vostri".
59
Nostro contegno riguardo a noi stessi
Riguardo a te stesso, esercitati in sette altre disposizioni:
1. Confusione profonda riguardo ai tuoi vizi e ai tuoi difetti;
2. Dolore acutissimo e amarissimo che ti faccia piangere e
deplorare i tuoi peccati, perché hanno offeso Dio e macchiato
l'anima tua;
3. Umiliazione di te stesso con disprezzo: riguardati come un
oggetto vile e corrotto e desidera d'esser disprezzato;
4. Stretto rigore per macerare il tuo corpo; risoluzione di
trattarlo come una sozzura di peccato, anzi come un luogo
immondo, un ammasso di corruzione;
5. Odio implacabile contro tutti i tuoi vizi e tutto ciò che
t'induce al peccato;
6. Vigilanza energica sopra tutti i tuoi sensi, tutte le tue
azioni e tutte le tue potenze che devi rigorosamente tener
disposte al bene;
7. Discrezione perfetta, ossia moderazione: in tutte le cose
osserva diligentemente la giusta misura tra il troppo e il
troppo poco, l'esagerato e l'insufficiente, di modo che tu non
faccia né più né meno di quello che bisogna.
Nostro contegno riguardo al prossimo
L'Oasi di Engaddi
31
Riguardo al prossimo, esercitati in sette altre disposizioni:
1. Tenera compassione che ti faccia sentire i mali e gli
incomodi del prossimo come se fossero tuoi;
2. Dolce piacere del bene che loro avviene come se avvenisse
a te stesso;
3. Paziente tolleranza e perdono delle ingiurie, che riceverai
con calma e perdonerai con tutto il tuo cuore;
4. Affabilità piena di benevolenza che ti renderà amabile
verso tutti ne' tuoi atti e nelle tue parole;
60
5. Umile rispetto: preferirai gli altri a te stesso, li onorerai
tutti e nel tuo Cuore ti sottometterai a loro come ai tuoi
padroni;
6. Concordia perfetta; per quanto puoi e Dio te lo permette,
sii del parere altrui, segui i loro desideri legittimi e
considerati come una sola cosa con essi;
7. Dono della tua vita, ad esempio di Gesù: come Lui sarai
pronto a dare la salute per tuoi fratelli. Avrai cura di pregare
e di lavorare giorno e notte perché essi s'uniscano
intimamente a Gesù e Gesù ad essi.
Tuttavia da questi ultimi consigli non concluderai che tu non
debba evitare e fuggire con tutte le tue forze i vizi degli
uomini. Anzi ogni volta che la compagnia dei cattivi e dei
tiepidi può esser per te un pericolo e distoglierti dalla
perfezione, devi fuggirli come si fuggono i serpenti e i
mostri. Perché il carbone più ardente si spegne nell'acqua o si
raffredda; invece il più freddo s'accende al contatto d'altri
carboni ardenti. Ma se questo pericolo di corruzione non
esiste, distogli semplicemente gli occhi dai difetti del
prossimo oppure, se non puoi non vederli, sopportali con
compassione, come fossero i tuoi.
Nostro contegno riguardo alle cose temporali
Per regolare la tua condotta riguardo alle cose dell'eternità e
delle cose del tempo, procura d'acquistare verso queste
ultime le quattro disposizioni seguenti:
1. Diportati come un pellegrino e uno straniero: considera
tutte queste cose esteriori ed estranee, a tal segno che gli
stessi tuoi abiti ti siano così indifferenti come se fossero
nell'India;
2. Paventa l'abbondanza nella tua vita come un veleno e
come un mare che ti inghiottisse;
61
3. All'opposto, ama di provare l'indigenza, d'esser nel
bisogno: è la scala che fa salire alle eterne ricchezze del
Paradiso.
4. Evita la compagnia, il commercio e il fasto dei ricchi e dei
grandi, ma senza disprezzo. Ama solamente la compagnia dei
poveri. Sia per te un piacere ricordarti di loro, vederli,
conversar con loro. Sono essi l'immagine di Cristo: con loro,
come con dei re, vivi pieno di lieto rispetto e orgoglioso della
L'Oasi di Engaddi
32
loro compagnia.
62
CAPO IV.
L
A SCALA DELLA PERFEZIONE
Quindici perfezioni sono necessarie a chi s'applica al servizio
di Dio.
Vita purgativa
1. Una chiara e perfetta cognizione dei proprii difetti.
2. Un coraggio ardente e perseverante contro le cattive
inclinazioni, desideri e passioni contrarie alla ragione.
3. Un vivo timore che, dopo tanti peccati, egli non abbia fatto
penitenza abbastanza e non sia rientrato in grazia con Dio.
4. Un gran terrore che la sua fragilità lo faccia cadere nei
medesimi disordini e forse in più gravi.
5. Una disciplina rigorosa ed una severa sorveglianza per
governare i sensi esterni e sottomettere il corpo al servizio di
Gesù Cristo.
6. Una forte e valorosa pazienza nelle tentazioni e nelle
prove.
7. La fuga coraggiosa da ogni persona che potrebbe esser
causa od occasione di peccato o anche solo d'imperfezione.
Queste persone sono come demoni d'inferno.
Vita illuminativa
8. Portare la croce di Gesù, che ha quattro braccia:
quello della mortificazione dei vizi,
quello della rinunzia a tutti i beni temporali,
quello della rinunzia a tutte le amicizie carnali della famiglia,
quello del disprezzo, dell'annientamento di se stesso.
9. Il ricordo prolungato e continuo dei benefizi di Nostro
Signore Gesù Cristo.
10. La perseveranza nella preghiera di giorno e di notte.
63
Vita unitiva
11. Il sentimento e il gusto abituali delle soavità divine.
12. Un insaziabile desiderio di glorificare la nostra fede, di
far conoscere, temere e amare Gesù Cristo.
13. Una misericordiosa compassione per il prossimo in tutti i
suoi bisogni.
14. Rendere grazie incessantemente e con tutto il cuore;
glorificare e lodare Dio e Cristo Gesù in ogni cosa.
15. Dopo aver fatto tutto ciò, confessare dal fondo del cuore:
"Mio Dio e mio Signore, o Cristo Gesù, io non sono nulla,
non posso nulla, non valgo nulla, vi servo male e sono un
servo inutile".
64
CAPO V.
M
ASSIME SPIRITUALI
Alcune massime essenziali
La povertà evangelica praticata dagli Apostoli è fondata su
tre punti essenziali:
L'Oasi di Engaddi
33
L'abdicazione di tutti i propri i diritti;
L'uso ristretto delle cose materiali;
L'amore abituale degli effetti della povertà.
***
Vi sono tre parti nell'astinenza: Indebolire i desideri della
carne e cura dei bisogni della vita;
Rendersi indifferenti alla quantità alla qualità dei cibi;
Fare un uso sobrio di ciò che ci si dà.
***
Vi sono tre cose che bisogna evitare e fuggire sollecitamente:
Di fuori, la distrazione delle faccende;
Di dentro, l'orgoglio e l'ambizione;
L'attacco eccessivo e sregolato ai beni materiali e
un'affezione umana e disordinata verso noi stessi, i nostri
amici secondo la carne o secondo il nostro Ordine.
***
Vi sono tre cose che bisogna ricercare in modo particolare:
Il desiderio d'esser disprezzato, calpestato, pubblicamente
abbassato;
Un'intima compassione per Gesù Crocifisso;
La tolleranza delle persecuzioni e del martirio per amore di
Gesù e per riprodurre la vita evangelica.
65
Fra il giorno chiedi queste tre cose, con preghiere prolungate
e accompagnate da gemiti e ardenti sospiri.
***
Vi sono tre cose che dobbiamo meditare assiduamente:
Gesù nella sua Incarnazione, nella sua Passione e negli altri
suoi misteri;
La vita degli Apostoli e dei primi Frati del nostro Ordine,
eccitando in noi il desiderio d'imitarli;
La vita che condurranno più tardi gli uomini evangelici (24).
La vita degli uomini evangelici
Devi meditare giorno e notte la vita di quegli uomini
poverissimi, semplicissimi e mansuetissimi, umili fino a
stimarsi vili, uniti per un'ardente carità a Gesù, non pensando
che a Gesù, non parlando che di Gesù, non gustando che
Gesù e Gesù Crocifisso; indifferenti al mondo, dimentichi di
sé, contemplando la gloria eterna di Dio e degli eletti, a cui
tutto il loro essere anela nel desiderio incessante della morte;
ad esempio di S. Paolo che diceva: «Desidero di morire e
d'essere con Cristo».
Essi possederanno i tesori immensi e inestimabili delle
ricchezze celesti. Saranno meravigliosamente invasi e
sommersi dalla deliziosa abbondanza delle dolcezze e delle
gioie del Paradiso.
Nelle tue meditazioni figurati questi uomini che cantano
sull'arpa del loro cuore, nel rapimento dell'estasi, il cantico
degli angeli. Questa visione ti farà desiderare con incredibile
ardore la venuta di questo tempo; dissiperà le nubi del dubbio
L'Oasi di Engaddi
34
e dell'ignoranza e t'introdurrà in una mirabile luce:
distinguerai chiaramente tutti i mali del nostro tempo e
comprenderai la misteriosa disposizione di tutti gli Ordini
66
religiosi che dal tempo dell'Incarnazione di Cristo sono nati e
nasceranno dalla Chiesa sino alla fine dei secoli, sino al
momento in cui sarà consumata la gloria del nostro sommo
Signore Gesù Cristo.
Porta sempre nel tuo cuore Gesù Crocifisso, affinché ti
conduca alla sua eterna gloria. Amen.
67
APPENDICI
BREVE ESERCIZIO DI PERFEZIONE proposto dal
Ven. P. Luigi Di Granata nel suo libro: "Memoriale della
vita cristiana"
§ I. – Di dodici cose che ha da fare il servo di Dio.
Perché molti desiderano d'avere sempre sott'occhio i
principali punti della vita spirituale, perciò riduco qui in
compendio le cose principali che deve fare il servo di Dio, e
quelle dalle quali principalmente si ha da guardare; affinché
in questo breve sommario, come in un esemplare, veda
quello che a lui conviene.
Ora, in quanto a quello che deve fare:
Primo: procuri di star sempre alla presenza del
Signore, poiché è manifesto per la dottrina dei Santi, che
l'uomo non si muove mai a far cosa che sia grata a Dio, se
prima Dio stesso non lo tocca e non lo muove. E se ciò non
potrà fare continuamente, almeno spesso fra il giorno e h
notte sollevi il cuore a Lui con brevi, amorose e umili
orazioni e sospiri, chiedendogli sempre il suo soccorso ed
amore, come quegli che senza di Lui non può cosa alcuna.
Secondo: da tutto ciò che udirà o leggerà procuri
sempre di trarre qualche divota ed amorosa considerazione,
68
con cui nutrire e accrescere dentro di sé il dolce miele del
divino amore, a guisa delle api che sempre cercano di trarre
dai fiori qualcosa da portare nell'alveare. Di modo che, come
un gran fuoco converte in fuoco tutto quello che vi si getta,
sia acqua o ferro od altro, così parimenti il suo cuore
dev'essere per tal modo acceso dal fuoco del divino amore
che qualsivoglia cosa dal mondo gli sia materia e stimolo
d'amore.
Terzo: quando a volte cadesse in qualche difetto o
distrazione di cuore, non si sgomenti, né si lasci cadere sotto
il peso, ma ritorni al Signore con umile e amorosa
conversione, riconoscendo la sua gran miseria e la grandezza
della divina misericordia, e facendo quanto potrà dal canto
suo per rimettersi nello stato primitivo e progredire nel
cammino intrapreso.
Quarto: procuri d'avere purezza d'intenzione in tutto
L'Oasi di Engaddi
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quello che farà; perciò deve diligentemente esaminare tutte le
sue parole, pensieri ed opere e soprattutto l'intenzione da cui
è animato, procurando ognora di purificarla e di rettificarla
coll'aver sempre di mira la gloria di Dio in tutto quello che
fa; e ciò non una sola volta al giorno, ma ogni volta che
intraprende qualche cosa di nuovo.
Quinto: sebbene sia per lui tempo di pace, procuri
d'andar sempre armato e di trovarsi preparato a ricevere, con
umiltà e mansuetudine, tutte quelle cose che gli accadranno
contrarie, anche all'improvviso; poiché, quantunque l'ira
giovi talvolta a qualche cosa, è meraviglia però che riesca
bene, perché lascia sempre la coscienza angustiata e inquieta
sia che abbia sia che non abbia oltrepassato i giusti limiti.
Sicché l'irascibilità è una passione dalla quale si ha molto più
danno che vantaggio per progredire nel servizio di Dio,
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giacché è manifesto che chi superasse questa passione
vivrebbe sempre in una grande pace.
Sesto: se non è superiore, non stia ad osservare i
difetti altrui, ma sempre consideri i proprii: perché il notare i
difetti del prossimo sempre reca seco rincrescimento,
superbia, giudizio temerario, inquietudine di coscienza, zelo
indiscreto ed altri sentimenti sregolati che turbano il cuore;
dovechè il guardare i proprii difetti reca seco confusione di
sé, umiltà, timor di Dio, e pace di animo.
Settimo: s'allontani dalle cose transitorie non solo
collo spirito, ma anche col corpo e aderisca a Dio con tutto il
cuore, perché quanto più si eserciterà in questo, tanto meno
avrà dell'uomo e tanto più parteciperà di Dio, giacché chi
ama le cose passeggere anch' egli passa e se ne va con esse;
invece chi mette il suo cuore unicamente in Dio, partecipa in
qualche modo alla fermezza e stabilità di Lui. Si guardi
inoltre dalle molte faccende, quando siano smoderate, anche
se non male in se stesse; perché distraggono il cuore, e non lo
lasciano pienamente quietare nel Signore.
Ottavo: consideri sempre la vita di Gesù Cristo e la
sua Sacratissima Passione e conversazione e dottrina e
travagli, per imitare, quanto gli sarà possibile, i divini esempi
delle sue virtù: umiltà, carità, misericordia, obbedienza,
povertà, asprezza di vita, disprezzo del mondo e amore della
nostra salute, ecc. ecc.
Nono: procuri continuamente, quanto potrà, di negare
la propria volontà, rassegnata pienamente nelle mani di Dio;
di modo che sia morto in Lui tutto il proprio volere, e solo
viva quello di Dio, perché in tal modo non regniamo noi, ma
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il Signore in noi. E ciò si deve fare in ogni cosa, avversa o
prospera, mesta o allegra, dolce o amara.
Decimo: nelle sue tribolazioni, esercizi e negozi
ricorra a Dio umilmente con gran confidenza e con animo e
L'Oasi di Engaddi
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cuore di figlio, essendo Egli potentissimo e pietosissimo
Padre; rimettendo tutte le cose alla sua Provvidenza,
pigliandole tutte come dalle sue mani, scacciando e gettando
da sé ogni fastidioso pensiero, e abbandonandosi in tutto
nelle braccia di Dio.
Undicesimo: sia grato al Signore di tutti i benefizi
ricevuti e lo ringrazi sempre tanto dei piccoli come dei
grandi, non guardando tanto ai doni, quanto all'indegnità di
chi li riceve e alla grandezza ed amore di Lui, che glieli dà;
poiché Egli non dà meno con amore le cose piccole che le
grandi.
Dodicesimo: strappi e scacci da sé con cuore grande e
generoso tutte quelle cose che lo distolgono dalla perfezione,
siano cose corporali o spirituali, come l'amar disordinato di
qualche persona, di libri, di studi, e le conversazioni, esercizi
e familiarità, quantunque spirituali, quando vedrà che gli
turbano il cuore e gl'impediscono di avanzarsi nella via di
Dio.
§ 2. – Di dodici difetti che deve schivare il servo di Dio.
Vi sono molti difetti che impediscono il progresso nella via
spirituale per i quali non pochi, dopo molti anni sono quei
medesimi che sempre furono.
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Ne accenneremo qui dodici dei più notevoli, affinché il servo
dì Dio confrontandosi in essi, come in uno specchio, possa
conoscere le sue mancanze, e la loro causa che impedisce il
suo progresso; e così procuri di emendarsi:
Primo: egli s'applica soverchiamente agli esercizi e
alle faccende esteriori; dal che deriva che spesso è privo delle
visite e consolazioni interiori; perché nessuno può trovare
fuori di sé ciò che si deve trovare dentro.
Secondo: cerca disordinatamente di essere amabile e
compiacente con tutti. Da ciò nasce che non sa separarsi
dalle persone e dalle faccende quando bisogna; e così perde il
tempo e manca molte volte a' suoi esercizi, per non mancare
agli uomini, onde avviene che tanto meno piace a Dio,
quanto più cerca di piacere alle creature.
Terzo: ha poca umiltà con Dio, e poca riverenza per
Lui, e così viene a perdere quella spirituale verecondia che
con Lui si richiede, la quale è figlia dell'umiltà e madre del
progresso spirituale.
Quarto: è come senza freno, e si precipita
inconsideratamente negli affari più per impeto d'animo, che
con giudizio di ragione; donde avviene che per il suo
soverchio trasporto perde la pace e la tranquillità del cuore, e
per la troppa sua fretta fa malamente quello che vuol fare;
poiché sta scritto che
colui che cammina frettoloso,
inciamperà
(Prov. XIX, 2). Perciò in tutte le cose si deve
procedere con maturo giudizio, il quale è amico e fedele
compagno della prudenza.
L'Oasi di Engaddi
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Quinto: si stima disordinatamente e presume di sé e
delle sue virtù, sebbene non lo conosca, e così, come il
Fariseo, disprezza segretamente gli altri, e si crede migliore
72
di loro, e perciò non ha la vera umiltà, che è il fondamento di
tutte le virtù.
Sesto: è inclinato a giudicare gli altri e a condannare i
fatti loro, e perciò si raffredda nella carità; perché, quanto più
esagera i mali altrui, tanto più affila la spada con cui assale la
carità, la quale nasce in parte dalla buona opinione che
abbiamo del prossimo.
Settimo: ha tuttora molto del suo amore riposto in
cose passeggere, quindi con ragione gli è tolto molto
dell'amar divino.
Ottavo: è assai tiepido e lento negli esercizi dell'
orazione, incominciandoli con pigrizia, proseguendoli con
negligenza e finendoli senza frutto; onde molte volte è privo
delle visite di Dio e dell'accrescimento della divozione.
Nono: è molto negligente e trascurato nel vincere e
mortificare se stesso; donde procede che non può vivere a
Dio, perché vive a se stesso, né può essere trasformato in
Dio, perché non muore a se stesso.
Decimo: non sta interiormente raccolto, ma molto
distratto nelle cose esteriori; dal che deriva che non si
conosce quanto bisogna, e perciò non sa considerarsi e
disprezzarsi come dovrebbe.
Undicesimo: è tuttora molto amante della sua propria
volontà e de' suoi comodi: da ciò proviene che non' può
negare se stesso ed abbracciare la Croce di Cristo, e
mortificare il suo naturale; e così non può giungere alla
perfezione della vita evangelica.
Dodicesimo: è incostante e leggero nelle buone
risoluzioni che fa, mutandole facilmente in qualsivoglia
73
occasione che gli si presenti: da ciò proviene che,
mancandogli la perseveranza che sola conduce a termine le
cose, perde tutto il suo tempo in cominciare, e così non va
avanti e non fa progresso nella vita spirituale; e questa è la
cagione per cui si trovano taluni che si potrebbero
paragonare a quell'albero del quale dicesi che fa frutti sette
volte all'anno, ma non ne porta mai alcuno a maturità.
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ANNOTAZIONI
(1) «
L'uomo è collocato tra le cose di questo mondo e i beni
spirituali in tal modo che quanto più s'attacca ai primi, tanto
più s'allontana dagli altri, e viceversa»
(Sum. Theol. II-II q.
108. a. 4).
(2) «
Se tu desideri di arrivare per una via retta e sicura in
breve tempo all'unione divina, fine della beatitudine,
applicati internamente con una cura vigile a conservare
L'Oasi di Engaddi
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sempre puro il tuo cuore, libero il tuo spirito e nel riposo i
tuoi sensi; raccogli gli affetti del tuo cuore e portali
incessantemente in alto per fissarli in Dio
» (S. Alberto
Magno,
L'Unione con Dio, c. V).
(3) S. Tommaso insegna che i moti dell'orgoglio sono
facilmente repressi colla considerazione dell'infinita
grandezza di Dio, dell'abisso della nostra miseria e
dell'imperfezione di tutte le nostre buone opere (
Sum. Theol.
II - II, q. 62, a. 9, ad I).
(4) Il P. Faber assicura che
Se qualcuno ha l'abitudine di
pensare agli altri con bontà, e ciò per motivi soprannaturali,
non è lontano dall'esser un santo
(Confer. spirit.).
(5) Questi consigli vanno intesi con la discrezione supposta
dal Santo Autore. Sarebbe un disastro per la nostra vita
interiore non uscir mai dalla preoccupazione di noi stessi e
convertire ogni preghiera mentale in esame di coscienza.
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Ciononostante è indispensabile che l'anima si esamini,
quotidianamente, sopra il suo difetto principale ("esame di
coscienza particolare"), i suoi altri difetti, sopra le sue
imperfezioni, ed anche sopra le sue tendenze intime. Un tale
esame praticato assiduamente è la condizione del nostro
emendamento.
(6) Il B. Raimondo da Capua, Maestro Generale dei
Domenicani, racconta di Santa Caterina da Siena che «
ella
non solo si metteva sotto alla più vile delle anime e
desiderava incessantemente d'essere considerata come
l'ultima di tutte, ma credeva fermamente di esser la causa di
tutti i mali altrui. Ogni volta che pensava alle iniquità e alle
sventure del mondo in generale o di ciascun individuo in
particolare, ne attribuiva a se stessa la colpa, dicendo: Sei tu
la causa di tutti questi mali; rientra dunque in te stessa e
piangi le tue colpe ai piedi del Signore
». E la Santa ciò
spiegava dicendo ch'ella aveva mal corrisposto ai disegni di
Dio sopra l'anima sua.
(7) La scelta d'un direttore è d'una grand'importanza.
«
Sceglilo fra mille, diceva San Francesco di Sales.
(8) Il papa Giovanni XXII diceva: «
Datemi un Frate
Predicatore che osservi la sua Regola fino all' ultimo jota, ed
io lo canonizzo senza che vi sia bisogno d'altro miracolo».
(9) «
Un uomo è press'a poco, in fondo, quello ch'egli pensa
degli altri. Se tu odi che qualcuno attribuisce bassezza a un
altro, puoi star sicuro, non solo che vi è qualcosa di cattivo
nella sua natura, ma ancora che vi è nel suo fondo il
medesimo elemento di bassezza che non tarderà a
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svilupparsi, se pure non è già comparso alla luce. Uno è
sempre capace d'un peccato di cui egli crede capace un
altro, oppure che è disposto a imputare ad altri. Anche un
sospetto ben fondato degrada più o meno il suo autore
» L'Oasi di Engaddi
39
(Faber,
Conf. spirit.).
(10) «
La macerazione del corpo, dice S. Tommaso, non è
gradita a Dio se non in quanto è fatta con la necessaria
discrezione, essa deve padroneggiare la concupiscenza senza
opprimere la natura».
(11) «
Io credo, dice S, Francesco di Sales, che sia una
sollecitudine virtuosa il prendere il sonno di buon'ora alla
sera poter svegliarci e alzarci di buon mattino».
(12) Vedi l'
Orario nell'Appendice I, pag. 119.
(13) «
Dio volle che nessun bene si facesse all'uomo se non
amandolo, e che l'insensibilità fosse per sempre incapace,
sia di dargli la luce, sia d'ispirargli la virtù
» (P. Lacordaire
O.P.).
«
La bontà ha convertito più peccatori che lo zelo,
l'eloquenza o l'istruzione, e queste tre cose non hanno mai
convertito nessuno senza che c'entrasse in qualche modo la
bontà... È la manifestazione di questo sentimento negli
uomini apostolici che attira i peccatori verso di essi e che
così li conduce alla loro conversione
» (P. Faber, Conf.
Spirit
.).
(14) «
Molti cristiani, dice il P. Faber, invece di fare
progresso nella via spirituale, restano stazionarii, perché
loro non si annunziano le perfezioni divine o perché essi non
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ne fanno il soggetto delle loro letture. Molti servirebbero
Dio per amore, se studiassero la sua essenza e i suoi
attributi»
.
(15) «
Ogni amore che non trae la sua origine da Passione
del Salvatore è frivolo e pericoloso»
(S. Francesco di Sales).
(16) «
Lusingati quanto vuoi, persuaditi tutto quello che ti
piace, fabbricati scuse e pretesti quanti ti parrà bene, ma tu
non sei meno tenuto a tendere con tutte le tue forze alla
perfezione. Ecco la verità. Se finora l'hai ignorata, d'ora
innanzi non la ignorerai più
» (Lodovico Blosio).
(17) Cfr.
Imitazione di G. C. 1. III, c. XII: «Del ricordo dei
benefizi di Dio
».
(18) Cfr.
Imit. l. III, c. XLVII: «Bisogna essere pronti a
subire per la vita eterna quello che vi è di più penoso»
, - c.
XLVIII: «
L'eternità beata e le miserie di questa vita».
(19) Cfr.
Imit. 1. L c. XVIII: «L' esempio dei Santi».
(20) Cfr.
Imit. 1. III, c. XXXV. «Durante questa vita siamo
sempre esposti alla tentazione»
.
(21) Lo stesso S. Vincenzo ottenne innumerevoli conversioni
predicando i rigori del giudizio divino. Cfr.
Imit. 1. l. c.
XXIV: «
Giudizio e pene dei peccatori».
(22) S. Teresa soleva dire alle sue figlie: «
Figliole mie,
un'anima, un'eternità!
». Cfr. Imit. 1. I. c. XXIII.
78
(23) Cfr.
Imit. l. III, c. XIV: «Bisogna considerare i segreti
giudizi di Dio per non inorgoglirsi del bene che si è fatto
». L'Oasi di Engaddi
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(24) S. Vincenzo Ferreri, alla fine del suo Trattato annunzia
che uomini apostolici d'una grandissima santità saranno dati
alla Chiesa. Il B. Grignon de Monfort menziona
espressamente questa visione del nostro Santo. Ricevette egli
stesso lumi affatto simili e molto precisi su questo importante
argomento.
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